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Recensione : Tempelhof – Frozen Dancers

Un'opera corposa ma leggera che, seppur avvolta da un sottile strato di freddo nordico, mantiene al proprio interno un cuore caldo ed emotivo

Luciano Ermondi e Paolo Mazzacani, i due musicisti che si nascondo dietro il nome Tempelhof, ritornano, a quattro anni di distanza dall’ottimo “We Were Not For The Beginning, We Won’t Be There For The End” con Frozen Dancers, loro secondo capitolo lungo. Il disco, in uscita per Hell Yeah Recording, si compone di nove brani che, oltre a profumare di Nord Europa, mescolano con maestria ambient, elettronica, dream pop e briciole kraut.

La gentile e sognante Drake, disegnando morbide atmosfere, ci accoglie con tutto il suo fascino emotivo, lasciando che a proseguire siano il rilassato galleggiare (su algide distese) di Monday Is Black e la leggera ansietà (generata dall’incalzare ritmico) di Change. Nothing On The Horizon, tra accenni di claustrofobia e uno stato di tensione volto a guardare sempre avanti, si contrappone al delicato accarezzare di Sinking Nation (dal titolo tutt’altro che rassicurante), mentre She Can’t Forgive, con qualcosa in comune con le ultime cose fatte da Stumbleine, cede spazio all’ampio e accattivante svilupparsi di The Dusk. Skateboarding At Night, infine, dolce e crepuscolare, gioca con le registrazioni ambientali, lasciando che a chiudere sia il rilassato distendersi di Running Dog.

I nove capitoli che compongono questo Frozen Dancers, pur prendendo vita da un’unica radice comune, riescono a sviluppare ognuno una propria personalità. I due Tempelhof hanno creato un’opera corposa ma leggera che, seppur avvolta da un sottile strato di freddo nordico, mantiene al proprio interno un cuore caldo ed emotivo.

Tracklist:
01. Drake
02. Monday Is Black
03. Change
04. Nothing On The Horizon
05. Sinking Nation
06. She Can’t Forgive
07. The Dusk
08. Skateboarding At Night
09. Running Dog

Line-up:
Luciano Ermondi
Paolo Mazzacani

TEMPLEHOF – Facebook

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