Quando hai cominciato a fare street art? Hai avuto una fase in cui eri più legato ai tag?
La mia storia d’amore col mondo dei graffiti ha origine parallelamente alla mia prima infatuazione con l’hip hop. Nel 2001, a undici anni, ho fatto la mia prima scritta sui muri: “Bran”. Fino al 2013 la mia attività artistica ha riguardato la produzione di tags e graffiti. Ma il viaggio continua.
Quanto ha influenzato la tua educazione e la tua crescita il mondo dei graffiti?
I graffiti hanno giocato e giocano tutt’ora un ruolo preminente nella mia formazione e, guardandomi indietro, mi ritengo contento di aver cominciato giovanissimo. Far parte del contesto dei graffiti equivale a far parte del contesto strada; girando ed esplorando le città nella loro interezza si fa esperienza di molti aspetti della società che poi sta a te, con la giusta disposizione d’animo, incorporare nella produzione e nella mentalità.
Quanto è importante il fattore “illegalità” nei tuoi lavori?
Non mi è facile dirti quale sia la linea che separa legalità e illegalità parlando di pittura, soprattutto in Grecia. Non sono un drogato di adrenalina e quando dipingo all’aperto cerco sempre posti nei quali possa serenamente godermi l’atto creativo e divertirmi coi miei amici. Realizzo anche opere d’arte sotto commissione, un lavoro che ha procedure completamente differenti dal fare street art.
Cosa ne pensi della street art che entra nei musei?
Penso che se ci sono le giuste circostanze sia un’idea grandiosa. I paesi e i musei del mondo trattano la materia in maniera completamente differente gli uni dagli altri. Ad esempio noi abbiamo più volte allestito di nostro pugno musei urbani in strutture abbandonate, in Grecia, nelle quali i murali sono rimasti intatti ed esposti per lungo tempo.
Pensi che questo sia una naturale evoluzione del proprio lavoro o una forzatura per avere più popolarità?
Chiunque crei possiede il suo singolare punto di vista sui modi in cui l’arte debba essere intesa e prodotta, allo stesso tempo, se il discorso vuol essere portato a un livello più alto, la necessità di ricerca e approfondimento rimangono fondamentali. C’è chi intraprende questa strada pensando alla popolarità, ma non è il mio caso.
Preferisci dedicarti a una tecnica in particolare, come gli adesivi, o spaziare a seconda del luogo e dell’idea?
Adattarsi all’ambiente è una caratteristica essenziale del mio lavoro e lo spazio che mi circonda è sempre lo spunto di partenza delle mie opere. Sicuramente i murali hanno vita e significati che possono cambiare a seconda degli spazi nei quali vengono prodotti. Mi piace sperimentare quanto più posso, non amo fossilizzarmi su una tecnica in particolare.
Zafeiropoulos Georgios / Οnebran
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Grazie a Puglia per la traduzione.
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