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Sottoscala Pandemico#7: Intervista A Italian Tapes Archive

Per scovare materiale da recensire, ma soprattutto per saziare la mia incontinente voglia di scoprire ed indagare nella musica del sottosuolo, uso come fonte alcuni spazi ospitati da piattaforme a largo bacino di utenza...

Sottoscala Pandemico#7: Intervista A Italian Tapes Archive

Per scovare materiale da recensire, ma soprattutto per saziare la mia incontinente voglia di scoprire ed indagare nella musica del sottosuolo, uso come fonte alcuni spazi ospitati da piattaforme a largo bacino di utenza:

son spazi ben nascosti, tendenzialmente ai margini come le realtà che promuovono e mettono a disposizione. Sono pagine e gruppi su Facebook, contatti su Instagram, inseguitori ed inseguiti su Bandcamp e canali YouTube.

Tra questi ultimi, in particolar modo, ho scovato Andrea e il suo canale “Italian Tapes Archive”:

un archivio prezioso, che dagli anni 70 arriva fino ai giorni nostri, di pubblicazioni, italiane e anche non, su sola musicassetta.

Qui si documenta di tutto, dalle prime demo di gruppi Hardcore Punk e post punk degli anni ’80, fino alla drone music e la musique concrete degli ultimi vent’anni, passando per le demo di gruppi thrash e black metal;

un luogo virtuale importantissimo dove si riesce nel tentativo di riportare alla luce e, quindi, di mettere insieme i punti nel disegno più ampio dell’intera storia del nostro sottosuolo musicale;

una narrazione che, purtroppo, troppe volte si ignora e che, proprio in virtù di questo, appare sempre più frastagliata e castrata dalle omissioni.

Un lavoro importante e che, ovviamente, mi ha interessato da subito, talmente interessato che ho scritto ad Andrea chiedendogli di parlarmi di questo suo encomiabile progetto:


SP: Domanda banale ma essenziale: come ti è venuta l’idea di questo contenitore sul tubo?

A: Ho sempre avuto lo spirito dell’archeologo. L’idea che avevo in mente era quella di riportare alla luce cose che negli anni erano andate perse o vegetavano nei garage. In realtà una certa porzione di quello che carico sul canale si riesce già a trovare online in qualche modo, basta cercare.
Inizialmente volvevo farne un sito, ma ad un certo punto mi è parsa una cosa più complicata e con meno audience potenziale. Quindi ho optato per Youtube.

SP: Tra i titoli da te caricati si può trovare diversa roba introvabile o venduta a dei prezzi folli; hai mai pensato di mettere in piedi anche un’etichetta e curare una riedizione di questi titoli?

A:Diciamo innanzitutto che qualche meritoria etichetta, questa cosa la sta già facendo. Ci ho pensato più di una volta a produrre qualcosa come Italian Tapes Archive e forse in futuro succederà. Vorrei però non legare il nome dell’archivio a un genere musicale specifico e questo complica un po’ le cose, perché le piccole etichette di solito occupano precise nicchie musicali.

-vi lascio qui, a giusto compendio, una manciata di link delle etichette cui si è accennato nella risposta e fornitemi da Andrea stesso

https://www.urashima.it/

http://angst.limitedrun.com/
https://www.facebook.com/LuceSiaLabel
http://beta.goodfellas.it/spittle_records/ 

SP: Possiedi il formato fisico originale di ogni upload o sei un attento ricercatore che va a scovare perle sui blog?

A:Faccio entrambe le cose: a volte digitalizzo le cassette in prima persona, altre volte faccio ricerche online (ma non solo e non in particolare nei blog). Ma soprattutto mi avvalgo della contribuzione di artisti e collezionisti, che mi mandano i loro file. Molte delle cose più interessanti stanno ancora nei garage delle persone in attesa di essere riascoltate.

SP: Proponi diversi generi, dal metal alla drone, dall’hardcore punk all’italiana alla synth wave anni ’80; hai un percorso musicale tuo, e il tuo archivio segue vari periodi della tua esperienza di ascoltatore, oppure son tutti generi e artisti che, nonostante le evidenti differenze fra loro, ti son sempre interessati?

A: Mi sa che quello che dico nella prossima risposta risponde anche a questa.

SP: Dei dischi di uscita più recente noto che c’è una predominanza, sul tuo canale, di titoli appartenenti al genere drone-noise-ambient-power electronics; questo è dovuto al tuo gusto personale che, in tempi recenti, è più indirizzato verso queste sonorità o c’è proprio latitanza di uscite da altri settori che godano del supporto in musicassetta?

A: Non sono un grandissimo amante dei generi estremi come la power electronics.
E’ vero però che un pezzo importante della storia della musica industriale estrema sia passato per la cassetta. In Italian Tapes Archive l’attenzione è in particolare per il supporto (la cassetta) e per le modalità di diffusione, ossia quelle non commerciali, fuori (non ai margini, proprio fuori) dal mercato discografico.
Ho delle mie predilezioni, ma cerco di coprire tutti i generi, soprattutto quelli per i quali la produzione in cassetta è importante.

SP: In questi ultimi anni, dato il ritorno di interesse verso questo formato, molte fabbriche che stampano vinile sono state soverchiate dalle commissioni, la qual cosa le ha costrette a dare la precedenza agli ordini più remunerativi delle grosse case di produzione e mettere in coda le tirature più modeste delle etichette indipendenti; questo ha causato notevoli ritardi rispetto alle previste date di uscita…credi che questo possa far virare certe realtà verso il formato in cassetta, sicuramente più economico e meno infestato dalla presenza dei colossi della musica overground?

A: Credo che da un certo punto di vista il ritorno dell’interesse per la cassetta sia già ad uno stadio abbastanza avanzato. A livello collezionistico ad esempio, il valore di alcune produzioni in cassetta sta salendo rapidamente negli ultimissimi anni: rock, punk e metal in particolare, da quel che vedo. 10 anni fa questo interesse per la cassetta non c’era. Se però parliamo di mercato discografico, che poi è il vero topic della tua domanda, non credo che il formato cassetta avrà in futuro un ruolo di rilievo.

SP: Domanda forse un po’ stupida: in pittura la scelta della superficie sulla quale si dipinge influenza il risultato finale nella sua resa in termini di luce, atmosfera e colore; pensi che questo sia valido anche nella scelta del supporto o, l’abbandono della registrazione analogica in favore di quella digitale, abbia appiattito tutto anche per le musicassette?

A: Credo che se per la pittura possiamo parlare di “scelta”, come dici tu, in funzione di una determinata resa stilistica, la stessa cosa non è mai avvenuta in musica, almeno per i supporti di incisione. Mi pare che la scelta del supporto sia stata dettata, soprattutto in passato, più da logiche legate alla diffusione e alla tecnologia, che alla resa sonora che si voleva ottenere.

Poi c’è la nostalgia per alcune sonorità che con i vari cambiamenti di tecnologia si sono perse, e qui anche io mi inserisco tra i nostalgici.

SP:Tra i vari dischi che hai caricato sul tuo canale fino ad adesso, ce n’è qualcuno cui sei particolarmente legato, con una storia dietro? Ti va di raccontarla?

A: Ti racconto invece, brevemente, di una cassetta che ancora non sono riuscito a ottenere, ma spero prima o poi di poterla inserire nell’archivio. Contiene la registrazione di una trasmissione radio, Tensioni Radiozine, e racconta un pezzo di storia passata, della Milano dei centri sociali e delle autoproduzioni, che ormai esiste solo appunto sotto forma di reperto archeologico.

La cassetta è qui a Milano, all’Archivio Primo Moroni, Centro Sociale COX 18. Non è semplice mettersi in contatto con qualcuno che gestisca ufficialmente l’archivio. Ad ogni modo confido prima o poi di farmela prestare, per digitalizzarla e uploadarla.

SP: Una curiosità: suoni? C’è tra i dischi che pubblichi qualcuno che ti veda figurare tra gli autori ed esecutori?

A: No, mai suonato.

SP: In chiusura una domanda frivola: una classifica, anche in ordine sparso, con le tue cassette preferite!

A: Faccio davvero fatica a fare una classifica, ad ogni modo segnalo i lavori di Claudio Dondo e di Mauro Guazzotti, che probabilmente meriterebbero di essere ricordati più spesso. Oppure XX Century Zorro, una delle tante declinazioni di quella meravigliosa fucina che è stata il Great Complotto di Pordenone. Nella loro semplicità e artigianalità le produzioni, o meglio “gli abbozzi”, dei XX Century Zorro sono visionari e a tratti commoventi. Potrebbero essere i degni portavoce di questo archivio.

A conclusione vi lascio dei link dei tre artisti citati nell’ultima risposta da Andrea e che, per la maggior parte, rimandano al suo canale YouTube, convenendo con lui che questi, data la bontà della proposta (oltretutto confermata in anni e anni di ostinata e motivata carriera), meriterebbero molta più attenzione e seguito:

Claudio Dondo


https://youtu.be/95ku1c8MEHo
https://youtu.be/5OyVQw8zVN0
https://youtu.be/Izb5r_AkFJk
https://youtu.be/XxUBhXBqVrc
https://youtu.be/ZXvaDz7Exlc
https://youtu.be/3Bpd5yjG6Y8
https://youtu.be/7FfsIui1qSE
https://youtu.be/H59zZvhvMKQ


Mauro Guazzotti – MGZ

https://youtu.be/X7YcHAHZAXI
https://youtu.be/fyFGu22Ipbw
https://youtu.be/q6MZIC_MQzU
https://youtu.be/AkW9PVSpIbo
https://mgzburulandia.bandcamp.com/


XX Century Zorro


https://youtu.be/kP2UBbq2NRI
https://youtu.be/Vuao8yYqgZY



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