Dalle nebbie del basso piemonte, torna quello che probabilmente è il mio gruppo stoner italiano preferito. Forti di due album precedenti eccezionali, Kayt(basso e voce) e Vita (batteria), dopo diversi cambi di line-up arruolano alla chitarra Nico (ex Mortuary Drape) e danno alla luce “III” , un disco strepitoso che porta la band ad un’ ulteriore evoluzione verso un sound ancora più 70’s.
L’opener “Shapeshifter” spinge subito forte e mette in chiaro quale sarà la linea stilistica dell’album. Ma la sorpresa arriva col secondo pezzo, O.B.E..Una suite strumentale da circa 12 minuti, messa quasi in apertura del disco. Nel 2024 e nell’era degli ascolti veloci e immediati, proporre un pezzo del genere come seconda traccia è da pazzi e coraggiosi, e per questo lo approvo decisamente.
Eh già, perché bisognerebbe re-imparare a prendersi il proprio tempo per sentire un disco, conoscerlo e metabolizzarlo. Mettere la lunga traccia strumentale per ultima sarebbe stato molto più facile, ma anche più paraculo, e probabilmente per un tot di utenti sarebbe rimasto un brano inascoltato.
Invece i Sonic Wolves voglio farci sentire nel dettaglio questo bellissimo pezzo dai connotati quasi cinematografici, con un main riff che potrebbe tranquillamente stare nella colonna sonora di un poliziottesco anni 70, con una ritmica “hendrixiana” che sfocia poi in un viaggione psichedelico.
Un trip alla fine del quale si ritorna a scapocciare con la doppietta “Dead to The World” e “Dark Recollection”, in cui i consueti riff 70’s e i frequenti assoli si intrecciano perfettamente con la voce ipnotica di Kayt. “Heavy Lies The Crown” è forse la mia preferita del disco, anche questa con una coda psichedelica stupenda, e una struttura che mi ricorda i primi Nebula. “The Ten Doors” è una cavalcata che si avvicina ai Wolves del disco precedente, mentre “Won’t Be their Fool” e “Gotta do it Right” chiudono il disco con una bella botta di rock n’roll che fa venire voglia di premere play e ri-spararselo immediatamente tutto dall’inizio.
Otto pezzi per 47 minuti di stoner rock che sa di jeans a zampa e di moto con il manubrio alto.
Un’ ulteriore conferma di una band che ha già ampiamente dimostrato quanto vale, ma che con “III” ha superato anche le più alte aspettative.
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