Figli illegittimi e non riconosciuti dei Doors con i Jesus and Mary Chain, cromosomi di echi sonori alla western-meriggiare pallido e assorto (lo scacciapensieri che introduce “Midnight Moon”), il tutto distorto e rallentato, non so se volutamente o perchè in preda all’acido, appunto.
Per tutta la durata del disco mi aspettavo di vedere uscire dall’ombra lo sciamano, il demone calzato di pelle nera, il re lucertola, ma probabilmente anche lui non si è voluto scomodare per questo disco di cui bisogna ammirare il coraggio ma non la presunzione. Se fosse uscito 20 o 30 anni fa, come molti altri, avremmo gridato al capolavoro. La sua caratteristica migliore, la lentezza dello stato allucinogeno, ne è anche il fattore di handicap che lo rende un po’ piattino, il che alla lunga non convince.
La chitarra è essenziale, scarna ma effettata, apprezzabile, la sezione elettronica un po’ rimanda ai vecchi film di Romero, quando ti aspetti da un momento all’altro che un paio di braccia zombie escano da un muro di mattoni e ti prendano.
Lisergico, o meglio RayManzaerchiano l’organetto che fa capolino in “Mind Haze”, con la chitarra che comincia a subire echi e pedalate di wha-wha. Mentre la voce recita la litanìa delle parole che scivolano su una ritmica di puro accompagnamento.
Promettente l’attacco di chitarra di “Incense Head”, che però si perde avvitandosi su se stessa.
“I follow you through the door” ha più sostanza e costrutto, grazie ad abbondante e vario utilizzo di effetti elettronici, sonoramente evocativa e mi ricorda la fuga dei guerrieri della notte verso Coney Island, come camminare in mezzo metro di bostik.
E’ apprezzabile quanto nel complesso i pregi della costruzione sonora ne siano anche i difetti: forse il colpo di genio è questo, forse l’estremizzazione musicale dell’effetto lisergico sulla mente di chi ascolta, ma ancor più di chi suona, vuole essere proprio così, giocando su un contrasto stridente come appunto gli stati di allucinazione: una volta a capodanno ho messo nel frullatore gli avanzi di cotechino, lenticchie, tiramisù, uva e spumante… ne è venuto fuori un liquido denso semioleoso maleodorante acido di un verde marcio e acido di gusto… ma non è così che si cucina un buon disco.
Ecco, se avete fisico per farlo, ascoltatelo sotto al sole cocente, su una distesa brulla, con insetti di tutte le fatte che vi camminano addosso, ma soprattutto con una collezione di francobolli da leccare.
Questa la prima impressione, ma al quarto giro, prendendo familiarità con le singole canzoni la musica sembra andare più veloce… è strano, sono quasi le due di notte e comincia a piacermi. Non sono un critico. Ora mi godo questa sogno annebbiato, questa foschia della mente. Non è male, entrate anche voi.