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Recensione : Ozmotic E Fennesz – Aireffect

Un disco ben fatto, ma, in fin dei conti, piuttosto freddo e chiuso su sé stesso

I piemontesi Ozmotic, formazione a due incentrata su sonorità jazz, elettroniche e sperimentali, coinvolto nel loro progetto il viennese Christian Fennesz, hanno dato vita a AirEffect, concept album basato sulla difficoltà dell’uomo a convivere con sé stesso e con la natura che lo circonda. Il disco, composto da sette brani, esplora in maniera approfondita il mondo della musica concreta ed elettronica, lasciandosi guidare per quasi tutta la sua durata da saxofono e batteria.

Il deserto sonoro di Ferment_Action, ricevendo pian piano l’acqua di cui ha bisogno per poter fiorire ed evolvere, genera morbide melodie scandite da colpi di campana, aprendo al morbido procedere di sax di Hydro(p)s e al ritmato procedere, affollato di persone, della per niente rassicurante Run To Ruin.
Il sound molle e umido di Anthropocene, tra temporali estivi e versi di animali, introduce l’incrociarsi di infinite voci (sospeso su percussioni, campanacci e timidi impulsi elettronici) di LiquidMrkt e il delicato avvolgere di elettronica e beat di Clone 15.26.
Epilogo, infine, chiude il disco riprendendo e condensando in un’unica traccia i singoli suoni che hanno caratterizzato i pezzi precedenti.

L’album presentato dai tre musicisti scorre via come l’acqua di un fiume, evocando lievi paesaggi e piccole emozioni. Ad ascolto concluso, però, sorge il dubbio che siano fin troppo piccoli e lievi, come se il tutto non abbia la forza necessaria per coinvolgere come invece dovrebbe. Insomma, un disco ben fatto, ma, in fin dei conti, piuttosto freddo e chiuso su sé stesso.

Tracklist:
01. Ferment_Action
02. Hydro(p)s
03. Run To Ruin
04. Anthropocene
05. LiquidMrkt
06. Clone 15.26
07. Epilogo

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