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Monobanda Crew Fest Iii

Monobanda Crew Fest Iii

Oggi è proprio una bella domenica, che sa molto di sabato. Prendiamo la macchina, partiamo… direzione Loreto.

Ad attenderci c’è la terza edizione del Monobanda Crew Fest. A bordo della mia Renault Kangoo ho sempre fatto strade diverse per raggiungere la provincia di Macerata e questa volta nulla è cambiato.

Percorriamo la Salaria fino a Rieti, poi giù fino a Terni, passando per Spoleto (dove si trova l’amata norcineria Dai Lupi) fino alla ss.77, superstrada che ci porta molto vicino alla destinazione desiderata. Infatti prima di raggiungere il Reasonanz AssCult abbiamo giusto il tempo di perderci per qualche strada sterrata delle valli marchigiane.

Alla fine però ne vale la pena. Il locale si affaccia su una vallata con una vista mozzafiato, tra le colline e il mare, sovrastate dal Conero.

Ad attenderci ci sono alcuni monobanda che stanno già armeggiando con le varie strumentazioni, Riccardo (l’organizzatore del Festival) e la sua eccezionale compagna Alessandra, con altri fantastici personaggi, non solo delle Marche, e un’atmosfera calma e infuocata allo stesso tempo… come se tutti già sapessero che non parteciperanno al classico festival, ma andiamo con calma.

Io mi preparo con una mezz’oretta di riposo su una sdraio, rinfrescato dal piacevole vento (magari ad averlo nella mia afosa Roma) e, successivamente, con un gustoso burger di ceci e riso accompagnato da una Keller, che sarà la mia compagna del festival (avevo promesso a me stesso di non esagerare, il tutto è rimasto a puro stato di promessa).

Poco dopo le 19.00, dopo che i selezionatori vinilici i selezionatori vinilici (Mr. Daniele Nando Luconi, Wasted Hank XIII, Marco MisterBad Bargagna e Freddie Koratella, il pessimo navigatore autore della perdita di orientamento di cui sopra) ci hanno iniziato a scaldare, parte la festa.

Il primo a salire sul palco è Extreme Blues Dog, one man band brasiliano che porta in giro per il mondo il suo dirty blues…You Wanna Blues? Yeah!!!! Per raggiungere certe note con la voce ha sviluppato muscoli sovraumani nella gola. Durante il suo concerto ci racconta di come ha comprato in giro durante una sua tournée le sue scarpe da monobanda (One Man Band Shoes) e riscalda i fortunati che sono arrivati presto con un ottimo live. Amante di Hasil Adkins non farà She Said, ma più tardi delizierà tutti ballando il Chicken Walks.

Dall’interno ci spostiamo al giardino del Resonanz, dove Pat Pend ci attende in versione acustica. Ho visto già parecchie volte il suo frenetico Cinga Cinga, ma questa volta, si capisce, sarà un po’ diverso. Chitarra acustica e pedana costruita artigianalmente dallo stesso ci regalano un live al tramonto più rilassato…Go Go Go!!!

Rivisita i suoi classici brani, canta in francese e alla fine ci butta dentro anche l’armonica. Come dice Pat non si può andare sempre a 180/h, e lui riesce benissimo ad andare anche più lento. Io personalmente impazzisco per la sua “La Mia Ragazza”.

Scende la notte e il terzo che si esibisce è One Horse Band. Per chi non lo conoscesse il suo Trash Blues è davvero coinvolgente e restare fermi è impossibile. Il monobanda mascherato porta con sé il suo album, Keep On Dancing, fresco di uscita per Area Pirata Records. Un live esplosivo accende il pubblico e il concerto, dopo una richiesta Howling At Your Door, finisce con danze selvagge, sdraiati per terra e non solo.

Secondo il programma previsto il prossimo dovrebbe essere il francese Ronan Onemanband, ma per problemi ha dovuto disdire all’ultimo momento.

Nessun problema. Le Marche, oltre ai tanti prodotti gastronomici, è una terra prolifica di one man band.

In un attimo viene chiamato Mr. Deadly, che dalla spiaggia chiude la sua sdraio, passa a casa, carica la strumentazione e arriva al Resonanz. Non ho mai sentito il francese, ma il nostrano non me lo fa rimpiangere.

Un live travolgente in cui presenta il suo primo disco, Breakdown, condito da due cover eccezionali: Straight To Hell dei Clash e la tenchiana Io Sono Uno.

Anche se manca un solo giorno alla luna piena l’ultimo a esibirsi è il mannaro Hombre Lobo Internacional.

Per chi non lo abbia mai ascoltato il suo primitivo wild rock’n’roll è contagioso e riesce a tirare fuori il lato selvaggio del pubblico (impossibile resistere al morso della sua Rickenbacker mentre suona Surfin Bird).

Un live infuocante nel quale il monobanda esegue, tra le tante, la sua You Better Listen To Me Baby (canzone che è entrata nel mio cervello, difficilmente ne uscirà). Prima del finale invita anche Pat Pend per un duo monobanda frenetico (tra i tanti progetti senza prove del one man band nostrano) che scalda ancora di più l’atmosfera. Lo spagnolo ci saluta tutti con un’altra cover…Shout…chi non c’era può solo immaginare la follia.

La serata prosegue con i selezionatori che continuano a trasportarci verso la fine in questa family reunion, con un’atmosfera ultra positiva. Io, prima della fine, faccio un salto ai vari banchetti per accaparrarmi qualche disco (Keep on Dancing di One Horse Band, un 10″ di Hombre Lobo Internacional e due 7″).

Avrei potuto passare una solita domenica sul divano, ma la strada fatta per arrivare fin qui ne è valsa la pena, fino all’ultimo metro.

Alle volte basta poco per stare bene, sta solo a noi prendere alzarci e partire.

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