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Intervista Alos

Lasciati incantare dallo sciamanesimo e dalla magia di Alos con Stefania Pedretti. Scopri il significato nascosto di Embrace the darkness in un'intervista straordinaria a cura di Massimo Argo.

Intervista Alos

Alos è molte cose, un rituale, una sciamana che abbraccia il chaos, la nostra natura antica, il vento che ci parala, Stefania Pedretti. Grazie ad Orazio Martino di Doppio Clic Promotions abbiamo potuto intervistarla, sono parole preziosissime, di risveglio e di amore per la nostra vera natura.

– Ciao ci puoi spiegare come è nato “Embrace the darkness”?

“Embrace the darkness” è nato dal desiderio di continuare il viaggio attraverso la pratica del rituale e dalla volontà di avere come sfondo un posto caldo, unico e che emanasse magia e potenza.

Da qui sono si sono sviluppati la visione e il pensiero del vulcano ed è cominciato il dialogo con Giulia Ferrato (curatrice di Marosi Festival) che, tramite una residenza artistica di 10 giorni circa, sull’isola di Stromboli, ha portato alla creazione del Ritual II. Sono andata insieme ad un team incredibile composto da Giulio Di Mauro (fotografo e Videomaker) Marcello Batelli ( sound engineer) e Francesca Morello ( musicista, consigliera e assistente, oltre che mia moglie) che mi ha supportato e aiutato a realizzare questo lavoro artistico oltre che musicale.

Insieme abbiamo esplorato l’isola e catturato immagini e suoni della natura incontaminata e delle mie voci e i miei vetri sonori mentre ero immersa in essa. Un esperienza veramente indimenticabile che mi ha fatto crescere moltissimo. Oltretutto questo lavoro è stato registrato pochissimi mesi dopo aver avuto enormi problemi di salute che hanno debilitato gravemente il mio fisico e la mia voce.

Stromboli e il mio amato team insieme a quello di Marosi sono stati più che fondamentali e sono riusciti a darmi la forza per realizzare questo nuovo progetto.

– Dove nasce il tuo percorso di unione fra musica e natura ? Fra ciò che è sopra di noi e ciò che è sotto di noi?

Amo moltissimo immergermi nella natura, che siano boschi, spiagge, scogliere o prati. Nel 2017 ho cominciato a sentire la necessità di iniziare un nuovo percorso come Alos, abbandonando la chitarra e una certa attitudine di vivere sia la musica dal vivo che in studio, per iniziare un ricerca più introspettiva ma allo stesso tempo che si rapportasse con lo spazio circostante e le energie invisibili che ci attraversano e ci collegano al tutto. Da lì è nato il primo ritual “The Chaos Awakening” registrato sulle colline di Parma all’aria aperta, in modo da poter catturare nelle registrazioni anche il suono che mi circondava in quell’esatto momento, come il suono di una campana o un di insetto che passava vicino al microfono.

– Andare oltre i generi musicali non ti è mai bastato, qui vai anche oltre il concetto di musica, è un viaggio artistico che prevede un arrivo?

Essere incasellata in un genere, proprio non mi è mai piaciuto e non sono mai riusciti a farlo ed ora, ancora di più, sento la necessità di essere libera. Vedo il mio percorso artistico come un viaggio appena iniziato, in cui sono appena salpata diretta verso un oceano di possibilità, date da una ricerca che va oltre i generi e le discipline. Non riesco ad immaginare un arrivo, sono appena partita e poi non sono quella che si crea una meta o un traguardo da raggiungere, io desidero esplorare.

– Il tuo è un canto antico che torna a galla, un inno alla natura e alla natura selvaggia dell’uomo o è una narrazione che non c’entra nulla con quanto sopra?

Per come percepisco io la voce o il canto, è qualcosa che è dentro di noi, in tutti noi. Lo si può rendere silente, lo si può non ascoltare, ma è lì e vuole emergere per connettersi e riconnetterci alla natura circostante ed al nostro io più profondo e selvaggio.

– Vivendo “Embrace the darkenss” si sente fortissimo il genius loci di dove è stato concepito, quanto è stato l’importante il dove ?

“Embrace the darkness” è una dichiarazione d’amore a Stromboli, mi sento un po’ un “ambasciatrice” di quest’isola. Direi, quindi, che IL DOVE è stato registrato sia il cuore del lavoro ed un aspetto fondamentale e caratterizzante non solo per questo Ritual, ma anche per i prossimi.

Mi piace molto la dimensione site-specific della mia ricerca attuale e continuerò a muovermi in questo ambito.

– La nostra natura antica è stata soffocata in maniera totale e permanente o vive ancora e può essere risvegliata?

Io credo fermamente che la nostra natura antica possa essere risvegliata, anche se in molti è profondamente azzittita.

La mia ricerca e la mia missione, anche se è un po’ utopistico da scrivere, sta proprio nel cercare di risvegliarla o meglio di liberarla in ogni persona.

– Ci sono momenti del rito di “Embrace the darkness” che si viene trasportati in luoghi ostili, vulcanici e battuti dalle onde e si rimane molto spiazzati, per te l’arte deve condurci fuori dalle nostre zone controllate e comode?

L’arte è un veicolo di trasmissione di emozioni, quindi non credo che l’artista voglia necessariamente sconvolgere chi osserva o ascolta il suo lavoro. Credo però, che un lavoro carico di emozioni potenti e personali impresse dall’artista possa suscitare, in determinate persone, delle emozioni che possono essere forti, perchè nuove o perché temute o che magari le fa sentire fuori dalla loro “comfort zone”. Penso sinceramente che questo sia il bello dell’arte.

La vita è bella perchè ci regala sempre nuove scoperte, altrimenti sarebbe una noia.

– La sofferenza può esser un portale per andare oltre la nostra natura e comprendere più a fondo le cose o è solo un nostro limite?

Ho appena attraversato e sto ancora passando un periodo di grandissima sofferenza e questo disco è anche il frutto di questo periodo. “Embrace the darkenss” vuol suggerire a chi ascolta il disco o viene a viversi il Ritual, di abbracciare la sofferenza, l’oscurità, l’ignoto e quello che ci sta facendo male o paura. So, per esperienza, che è difficilissimo, ma tramite questa pratica lo si può inglobare e fondere con tutto il resto, poi lentamente si comincia a sentire e capire che tutto è connesso ed in dialogo. E’ veramente difficile da fare ma poi ci si sente rinati, come la fenice dalla cenere.

Grazie, grazie , grazie per tutto.

Recensione disco: Alos – Embrace the darkness

 

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