Gli ultimi, in questo mondo, rimangono ultimi. I primi sono più ricchi, più cittadini, più cools, più belli (forse): ma non hanno umanità, sensibilità, sincerità. I primi siamo noi, e voi direte: ma come, io privo d’umanità? E di sensibilità?
E la sincerità, poi, no quella non mi manca di certo!
No, non siamo tutti dei mostri, ma è bene renderci conto di come molte persone che noi riteniamo ‘inferiori’ siano dotate invece si sentimenti autentici, che noi abbiamo perso da tempo: gli Ultimi, appunto, personaggi solitari dotati di una dignità che va oltre il portafoglio: la dignità di chi ce la fa, nonostante tutto, e di chi ha ancora qualcosa da dire. Pino Petruzzelli ce li racconta in questo libro, intitolato appunto ‘Gli Ultimi’, edito da Chiarelettere nel 2011.
Petruzzelli ha raccolto i pensieri delle persone da lui incontrate nei suoi numerosi viaggi lungo il Mediterraneo, tra il 2000 e il 2010: si passa dall’Albania al Marocco, dall’Israele alla Palestina: e poi si arriva in Italia, dove si possono ancora incontrare persone che cercano un cambiamento, una strada alternativa, un modo altro di vivere, a stretto contatto con la natura e lontane dal caos cittadino.
Ultimo è Mohamed Choukri, scomparso nel 2003, analfabeta fino all’età di vent’anni, costretto a vivere tra i rifiuti, e diventato poi uno dei maggiori scrittori marocchini, solo grazie alla sua grande tenacia.
Ultimo è Atef, uno degli ultimi beduini che ancora vivono nel deserto del Negev, che dice: “Per me una persona che arriva così come sei arrivato tu, è come se fosse inviata dal cielo. Una persona che non conosco, uno straniero, mi viene a trovare: che meraviglia”.
Ultimo è Zeidan, palestinese, che contribuisce a costruire il muro che finirà per dividere definitivamente Israele dai Territori palestinesi: ma il pane a casa qualcuno lo deve pur portare.
E poi ci sono gli italiani, perché in questo libro dodici sono gli incontri: sei lungo i bordi del Mediterraneo e sei qui: sei italiani per sperare ancora.
Ultimo è don Luciano, che a Dova, sull’Appennino Ligure, ha creato nel nulla un agriturismo; ad aiutarlo Letizia, un anziana dovese, ed Enzo, un giovane di Genova che vive lì una nuova vita, dopo brutte esperienze di droga.
Ultimo è Pasquale, lampedusano, l’uomo che tra le altre cose raccoglie bottiglie e altri rifiuti e con questi ci costruisce una casa: ma mica piccola eh: 500 metri quadrati.
Ultimo è Bepi, guardaboschi amico di Mario Rigoni Stern, che vive nella e per la natura, tanto che come animale domestico ha adottato un cinghiale.
É questo un libro che fa indignare, ma che allo stesso tempo rincuora. Un libro che fa pensare, che testimonia come non esista solo la città, ma che anzi la vita vera cominci dove quella finisce, dove comincia l’appena-appena, così come dice Tolstoj (mica io, eh) nella citazione che chiude il libro.
Viviamo in una società, per dirla con le parole di Petruzzelli, che ha reso più dignitoso il lavoro di un uomo che avvita bulloni piuttosto di quello di chi zappa la terra; bisogna solo riappropriarci di noi stessi, delle nostre radici, per capire il presente e riequilibrare le gerarchie : chi da il buon esempio esiste, bisogna solo saperlo ascoltare.
Pino Petruzzelli è nato a Brindisi nel 1962. Attore, autore e regista teatrale fonda nel 1988 a Genova, con Paola Piacentini, il Centro Teatro Ipotesi, basato sul rispetto del prossimo e delle culture. Comincia a viaggiare e a vivere come e con le persone che incontra. Da questi incontri nascono spettacoli che vogliono far conoscere le vite di chi vite banali non ha: quelle dei rom, ad esempio, a cui sono dedicati numerosi spettacoli tra cui Zingari: l’Olocausto dimenticato, che ricorda le persecuzioni che rom e sinti hanno dovuto subire durante il nazismo.
Prima de ‘Gli Ultimi’ è stato edito, sempre da Chiarelettere, ‘Non chiamarmi zingaro’, del 2008.
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