Dirò una banalità sconcertante: non esisterebbe il genere fantascientifico senza un progresso scientifico. Chiaro, d’accordo, mi direte, fin qui ci arriviamo tutti. Eppure proprio la fantascienza è uno dei generi letterari che più soffre dell’ingerenza del cliché, di trame trite e ritrite, di immaginari che di fatto non anticipano nulla, ma che piuttosto si appiattiscono su loro stessi e sulla sterminata bibliografia a cui fanno chiaro riferimento.
L’intento dell’antologia Fanta-scienza, pubblicata al finire dello scorso anno da Delos Digital e curata da Marco Passarello, è quello di superare il loop rugginoso nel quale la narrativa speculativa può finire e punta direttamente alla radice della questione, affondando le mani nella materia prima, quella che ha ispirato Wells, Asimov, Dick e Gibson – per citarne solo alcuni -, i grandi che hanno radicato nella loro contemporaneità i motivi della creazione speculativa e filosofica, ovvero la Scienza.
Cosa ha fatto Passarello? La risposta è semplice, forse banale quanto la mia affermazione iniziale, eppure efficacissima: ha intervistato otto ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia, ne ha trascritto il contenuto e lo ha reso appetibile per un pubblico non specializzato; dopodiché ha chiesto a otto autori di scrivere un racconto ispirato a ognuno dei dialoghi che aveva avuto con gli studiosi. Un’impresa tanto originale e interessante, quanto complessa da gestire e portare avanti.
Ma al di là di quanto esposto da me all’inizio, l’esigenza di Passarello sembra essere anche un’altra, quella – l’ammette lui stesso – mutuata in qualche modo dall’antologia statunitense Hyeroglyph, nella quale il curatore Neal Stephenson si assumeva il compito di raccogliere storie di fantascienza che immaginassero una tecnologia che producesse un mondo migliore, e non necessariamente distopico o apocalittico. Tuttavia il giornalista non si fa conquistare dalle belle parole e rivolge un’obiezione secca a Stephenson:
“Invece di ritenere che il prevalere della distopia nella fantascienza abbia contribuito a causare l’attuale sfiducia nella tecnologia, trovo molto più logico pensare che sia avvenuto il contrario, e che la fantascienza di oggi si limiti a riflettere ciò che abbiamo imparato dalla realtà a nostre spese. I nodi dell’ottimismo anni Cinquanta di cui l’autore è nostalgico sono venuti al pettine mostrandone tutti i limiti. Oggi sappiamo, o dovremmo sapere, che non è ragionevole aspettarsi che una nuova tecnologia possa, di per sé, risolvere più problemi di quanti ne crea.”
Infatti agli autori non è stato chiesto di realizzare necessariamente un racconto utopico, e neanche di attenersi a un forte realismo scientifico, quanto semplicemente di mantenere centrale nelle loro storie l’elemento di ricerca esposto nell’intervista di riferimento.
I temi scientifici toccati nell’antologia vanno dalla robotica bioispirata alla nanotecnologia, dall’ingegneria elettronica riciclabile alla microscopistica, dai nuovi studi in ambito neurogenetico fino alla medicina di precisione. Per questi sono stati intervistati: Franco Nori, Marco De Vivo, Barbara Mazzolai, Paolo Decuzzi, Guglielmo Lanzani, Alberto Diaspro, Athanassia Athanassiou, Davide De Pietri Tonelli.
Gli otto racconti (più uno) sono a opera di alcune delle più note penne dell’ambiente della narrativa fantastica del nostro paese: Paolo Aresi, Serena Barbacetto, Franci Conforti, Alessandro Forlani, Lukha B. Kremo, Marco Passarello, Alessandro Vietti, Andrea Viscusi. Più uno perché il racconto di Piero Schiavo Campo, sebbene non soddisfacesse i duri prerequisiti del curatore della collana (è ambientato infatti nel passato) è stato reputato talmente efficace da dover essere aggiunto in appendice. Segnalo anche la bellissima copertina del sempre immaginifico Franco Brambilla.
Un progetto interessante e ricco di spunti per chi ama il genere e anche per chi ha la velleità di cimentarsi con tematiche di questo tipo. Un’antologia che apre un orizzonte serio e che allo stesso tempo intrattiene, e che fa riflettere, perché non basta mai, sulla tecnologia e sul progresso, aspetti che spesso, un po’ per ignoranza, un po’ perché immersi nella nostra quotidianità, manchiamo di problematizzare adeguatamente.
L’autore: Marco Passarello vive e lavora a Bolzano come redattore della tgr rai. Si è laureato in ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano con una tesi sui satelliti a filo. È stato redattore delle riviste di informatica Computer Idea e ComputerBild, e ha a lungo collaborato col settimanale scientifico Nòva 24 de Il Sole – 24 Ore. Ha curato una rubrica di fantascienza per il mensile XL, e si è occupato di musica e libri per Rolling Stone e Repubblica Sera. Collabora da tempo con la rivista Urania Mondadori. Insieme alla moglie Silvia Castoldi ha tradotto diversi romanzi, tra cui la serie Virga di Karl Schroeder per i tipi di Zona 42. Ha pubblicato numerosi racconti di fantascienza su riviste, fanzine e antologie.
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