E’ nel 2005 che nascono i Devotion, band vicentina dalle radici crossover/nu metal. I quattro musicisti, con già alle spalle un Ep e un album (Sweet Party, 2009), ritornano sulla scena nazionale con questo Venus, nuovamente registrato all’Hate Studio da Maurizio Baggio e masterizzato al West West Side Studio di New York da Alan Douches (Mastodon, Snapcase, Sepultura).
Ad aprire è Red Carpet con il suo suono decisamente deftoniano, intriso di liquido malessere esistenziale e cruda rabbia esplosiva (maggiormente esplorata, poi, nella successiva Dakota, tirata, furente e fulminante). Timeless Beauty è un ulteriore macigno sonoro che cede il passo alla melodia e all’emozione, tra cascate sonore, buone linee vocali e una strutturazione complessiva convincente, (come del resto la successiva Drinkin’ Shibuya, più urlata nelle strofe, ma delicata e ammiccante nei ritornelli). Nova, insieme alla seguente When You Tell Me, sono nuovamente aggressione sonica, ma dal minor mordente (purtroppo). Pink Socks, sempre giocata su volumi molto alti, riapre il flusso melodico, dilatando i suoni e facendosi più docile nella voce. Golden Axe non ci sta e aumenta la tensione e le sfuriate mentre Karma, dal cuore tenue e fragile, lascia posto alla conclusiva Venus, piacevole strumentale, esplosivo ed emotivo allo stesso tempo.
Venus è un disco che ci piace. I Devotion crescono notevolmente rispetto al passato. L’abilità tecnica c’è e la capacità compositiva pure. Cosa stona è il riferirsi ancora troppo a suoni già esplorati da altri (vedi su tutti Deftones, POD, Staind, ecc…). Conseguenza di ciò è un appiattimento delle soluzioni sonore, soprattutto riscontrabile nella seconda parte del disco. Quindi, un voto positivo, anzi, più che positivo, sperando, però, che l’evoluzione della band sia ancora in atto e non conclusa.
TRACKLIST:
01. Red Carpet
02. Dakota
03. Timeless Beauty
04. Drinkin’ Shibuya
05. Nova
06. When You Tell Me A Lie
07. Pink Socks
08. Golden Axe
09. Karma
10. Venus