Nei mesi in cui il mondo si fermava, facendo la macabra e quotidiana conta dei morti, per alcuni il più atroce dubbio è stato non poter sapere se andare al mare.
A costoro possiamo dire che anche questa volta l’estate è salva e senza plexiglas. Purtroppo però non ci siamo salvati dai soliti isterismi che ustionano il cervello del popolo vacanziero che, nonostante le mascherine e il presunto distanziamento sociale, non è stato immune dal solito far finta di niente. A farmi riprendere da questa triste considerazione ecco un gavettone gelato in formato vinilico.
Sono un quintetto di Melbourne: i Bananagun.
Sarà che già ero stato incuriosito dal singolo d’esordio “Do Yeah” ma insostenibile perché Sold Out e a prezzi da capogiro nella rete. Ma il risultato di questo quarantacinque giri dell’inglese Full Time Hobby è un continuo girare e rigirare senza sosta nel mio giradischi.
Appena parte “Out of Reach” ci caliamo in quella hot summer of 69 dove Tommy James & the Shondells ci illudevano con la loro Crystal Blue Persuasion.
I Banangun qui prestano fede più alla potenza della magia nera accendendo un grande fuoco su cui ardono tizzoni psichedelici, a tinte afrobeat e con un pizzico di frivolezza pop che solo una canzone d’amore sa tirare fuori. Con “Takotsubo” partono lenti e distorti; come se nei favolosi anni della rotonda sul mare invece di Peppino di Capri e i suoi Rockers si esibisse Sky Saxon e i suoi Seeds dopo essersi scolati una boccetta di valium.
Un pezzo che distrugge ogni certezza anche al bellimbusto che fa apericena in spiaggia con il telo indiano a proteggere l’imbarazzo di quel poco che porta nel costume.
Sarà che le vacanze sono salve; ma chi lavora di musica non ha ancora risposte sul suo futuro.
Full Time Hobby
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