Un errore che viene commesso molto spesso (se non sempre) qui in Italia è il non considerarci un paese adatto al rock n’ roll o, peggio ancora, che plasma il genere secondo una logica d’accatto, senza personalità e caratteristiche peculiari.
Vero, e senza dubbio, che, a parte i paninari, abbiamo inventato pochino e altrettanto abbiamo dato alla musica, ma è altrettanto vero che lo stesso si può dire tranquillamente di altri paesi che, pur non avendo dato altrettanto al microcosmo in questione, per la loro componente rock, sia presente che passata, hanno un atteggiamento molto più ossequioso e di riguardo.
Tutto questo, esattamente come con la storia ufficiale del nostro paese, dipende da una narrazione che tende a ripartire da zero, ignorando il passato se non cancellandolo, ogni qual volta ci si trova di fronte a dischi come questo “Double Middle Finger” dei Bam!Box Orchestra, citando, in merito al Blues-Punk operato dalla formazione, solo riferimenti esteri quali Gun Club, Oblivians e Gories; più giusto sarebbe ricordare che i Bam!Box Orchestra sono di Napoli, terra che può contare su grandi gruppi e grandi dischi di riferimento nel Blues-Punk, quali, ad esempio, i Barsexuals con il loro splendido “Black, Brown and White” o i Female Troubles e il loro “Leader of the Gang Bang”, senza dimenticare l’ottimo lavoro divulgativo svolto a suo tempo da Edoardo Bennato e il suo alter ego Joe Sarnataro o la furia hardcore anni ’80 di Underage e Sovversione, come anche i grandissimi Sickoids anni ’90 … in fin dei conti, c’è un sottile fil rouge che collega le sponde del Mississippi e i campi di cotone con l’ombra del Vesuvio e l’ignobile Italsider.
Partendo da questo presupposto, ora si può parlare di “Double Middle Finger” con molta più tranquillità, inserendolo in un contesto, Napoli, dove il blues e il punk sono materie masticate e ben gestite da un po’ più tempo di quanto ci si aspetti…
Se si dovesse stilare una serie di caratteristiche fondanti dell’approccio italico nel plasmare la materia Punk, senz’altro, la prima a venire in mente è la furia esecutiva e la seconda, sempre senz’altro, è quel senso quasi d’urgenza espressiva che si attua nella bassa risoluzione (ma alto godimento) nella qualità della registrazione ; sin dal primo reperto storico punk nostrano, lo Split 7” tra Tampax e Hitler SS, si notano già queste caratteristiche che poi verranno acuite, esasperate e poi scolpite ad imperitura memoria da tutto l’hardcore punk nostrano.
In tutto questo i Bam!Box Orchestra rientrano alla grande: già nel Punk-blues di Double Middle Finger a inizio disco, nonostante il blues faccia da mediatore nell’armonia, la foga esecutiva è selvaggia e fuori controllo. Stesso discorso per Teach your Children che, per di più, si apre ad un ritornello bello melodico e per niente banale…sembra quasi che si apra per caso, dato il Mood aggressivo della strofa, per poi imporsi, attaccarsi alla corteccia cerebrale per non lasciarla più (si, questo pezzo mi entusiasma tantissimo).
Per Regionale Stomp tocca scomodare i Not Moving più western di Sinnermen per uno Stomp, appunto, che lascia ferite indelebili. Ci si diverte e si balla in You Make Me Sick e Holler, fino ad arrivare al Garage Beat splendido di Scaring People, uno dei picchi di scrittura del disco a parer mio.
Torna poi di prepotenza il Blues Punk di granito, proprio alla maniera dei Barsexuals, di It’s Gonna Work Out Fine e della più cadenzata, ma non meno aggressiva, Faithless.
White Trash è un divertentissimo incrocio tra Righteuos Brothers e un punk n’roll melodico ed aggressivo.
Grossa dimostrazione di cultura musicale nella splendida cover di Outside dei Downliner Sect per poi sfociare nella splendida MDMA (altro giro, altro picco del disco), un pezzo a metà tra garage rock e affondi punk rock con una voce che spezza di continuo la melodia… Everybody Rockin’, come suggerisce il titolo, la butta su un rock primigenio e senza troppe seghe e accompagna verso un finale che la butta decisamente sulla componente più Blues del gruppo, con Oustanding, Oh Yeah, Oh Right e la bellissima cover di Done Somebody Wrong di Elmor James.
Un congedo che, in fin dei conti, cambia l’atmosfera non modificando di una virgola l’umore di insieme.
Un disco decisamente bello, che si fa ascoltare più che volentieri e che vi consiglio con tutto il cuore.