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Ben Brooks – Lolito

Un libro che si legge bene, che fa sorridere più che ridere, e che sicuramente troverà riscontri diversi a seconda che lo legga un lettore adulto o uno giovane.

“A volte penso agli atomi come a delle persone piccole che hanno una paura boia e si tengono molto per mano. Immagino che il mio corpo sia fatto di piccole persone spaventate, che raccolgono tazze e libri che sono fatti di altre piccole persone spaventate. E quando ti scopi qualcuno sono solo un sacco di persone piccole e spaventate che si tengono per mano”

Questa, in breve, è la cifra stilistica di Ben Brooks, scrittore ventiduenne sensibile, ammiccante e un po’ furbetto. Nonostante la giovane età ha già pubblicato cinque romanzi. Lolito è la sua ultima fatica, edita in Italia da Isbn Edizioni due anni dopo il precedente “Le nostre luci” (2011).
Il titolo non inganni. E’ vero, Lolito parla di un minorenne che finisce per passare una notte con una quarantaseienne, ma le analogie col romanzo di Nabokov finiscono qui. Il libro parla soprattutto di solitudine di amicizia e di dolore, il tutto filtrato attraverso la penna cinica e pericolosamente hipster dello scrittore londinese.
Il quindicenne Etgar scopre che Alice, la sua ragazza, l’ha tradito con un tizio dai piedi enormi. Quando lo scopre non può affrontarla direttamente perché è partita per una vacanza, così come i suoi genitori che gli hanno lasciato casa libera. Vive quindi il lutto amoroso in solitudine, una solitudine ricercata ad ogni costo, anche allontanando gli amici che vengono a rincuorarlo. Etgar beve e guarda telefilm in compagnia del cane Amundsen. Qualcosa però lo fa. Si iscrive a una chat per adulti e trova Macy, una mamma quarantaseienne vogliosa e annoiata. I due decidono di incontrarsi a Londra, ma chissà come reagirà lei nello scoprire di aver fatto sesso virtuale con un quindicenne…
Lolito vive dei pensieri e delle piccole azioni di Etgar, si rotola sul piumone assieme al suo protagonista e ne esce stropicciato e frastornato; il presente viene di tanto in tanto interrotto da flashback in cui Etgar e Alice sono felici, o magari no, ma stanno ancora insieme e cercano di ammazzare il tempo guardando film o infilandosi alluci nel naso o praticando tecniche sessuali alternative. Alcune poesie sparse per il libro raccontano poi di come Etgar cerchi di dimostrare un odio viscerale nei confronti della propria ex, non riuscendoci: Etgar non è fatto per l’odio o la violenza ma piuttosto per l’ironia e l’ingenuità. Ha paura del mondo Là fuori e della morte, ma continua a vedere filmati di gente che muore. A volte si comporta e pensa come un bambino di cinque anni, altre agisce con la rassegnata esperienza di un venticinquenne. E’ in questa ambiguità che Lolito comincia a scricchiolare, in questa prima persona a volte eccessivamente stupida eppure già matura, almeno stilisticamente. Certo, può anche essere il prodotto di un’altra cultura, quella anglosassone, più votata all’ironia e alla spigliatezza di pensiero; può darsi, fatto sta che il difetto maggiore risiede in quest’umorismo ricercato ad ogni costo (perché Ben Brooks è ossessionato dai panda?), spesso paradossale e forzato. Ma di fronte ad una scrittura piacevole e veloce è un peccato veniale.
Un libro che si legge bene, che fa sorridere più che ridere, e che sicuramente troverà riscontri diversi a seconda che lo legga un lettore adulto o uno giovane.

ISBN Edizioni
Via Conca del Naviglio 10 – Milano
info@isbnedizioni.it

2 risposte

  1. Romanzo molto bello e scorrevole, con piccole perle di rara bellezza sparse tra una pagina e l’altra.
    La ISBN edizioni non sbaglia mai in fatto di qualità della proposta. Ultimamente per ISBN è uscito anche PANOPTICON di Jenni Fagan che è probabilmente il miglior romanzo dell’anno.

  2. Vi interesserà sapere che il progetto di copertina di Lolito è ispirato a quello di Matt Dorfman, pubblicato in Lolita: The Story of a Cover Girl.
    Il progetto originale è visibile a questo link:

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