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Monteverde, è uscito il primo video “Linee confini bugie”

Il debutto dei Monteverde con Linee Confini Bugie: noise rock, denuncia politica e un video potente da non perdere.

Monteverde

“They said that god gave us this country

They said that we came to be free

They said that all people were welcome

In this land of democracy

Bullshit, bullshit, they sound like bullshit to me to me

Bullshit, bullshit, and bullshit they turned out to be”

Questo è ciò che canticchia in modo sarcasticamente amaro il veterano dei marines Ken Mayers a proposito dell’occupazione militare della Palestina. Inizia con questa dissacrante citazione “Linee confini bugie”, primo video dei Monteverde, duo noise rock genovese di recente formazione, composto da due veterani della scena musicale locale: Cesare Pezzoni (CRTVTR) e Fabio Speranza (Temple of deimos).

Il video, creato da Stefania Carbonara, è fatto di immagini distorte tinte dai colori della bandiera palestinese e mostra scene tratte da manifestazioni in piazza di diverse epoche. Perfetto connubio col tema del brano, scandito da un testo politicamente impegnato, fautore di un messaggio carico di urgenza nei confronti della realtà che viviamo e caratterizzato dall’impellenza di dire qualcosa di forte, di netto, di prendere posizione verso un mondo che traccia linee, confini artificiali creati a tavolino, muri e fili spinati fatti per separare gruppi di persone e creare un “noi” e un “loro”.

Il brano denuncia le barriere ideologiche, non naturali, imposte dall’alto per dividere e controllare, “barriere immaginarie difese con le guardie”, divisioni ideologiche che vengono fatte rispettare con mezzi reali e coercitivi dalle istituzioni, che edificano “cumuli di deleterie e mere falsità”;  bugie istituzionali, retoriche nazionaliste o autoritarie che giustificano la divisione e disumanizzano chi sta “di là”.

È questo “Il male che ci tiene tranquilli nei suoi limiti”, un potere che funziona proprio perché rende le persone passive, un male che normalizza l’ingiustizia e spinge alla rassegnazione. Un male che affonda le sue radici nelle ideologie totalitarie che da sempre si affidano a simboli e miti per dividere, escludere e controllare (esplicito il richiamo alla destra estrema italiana nella citazione dannunziana “Eja eja alalà”). Il grido del ritornello è una presa di posizione netta contro tutto questo: “Io non l’ho mai tollerato” è l’affermazione di chi non accetta la logica della separazione, dell’odio e della disciplina cieca. Un grido contro l’estremismo, il nazionalismo, l’autoritarismo, che diventano la “follia” dell’epoca contemporanea, dominata da paure e propaganda.

Questo manifesto di resistenza politica e morale è caratterizzato da uno stile ruvido e graffiante, che non rinuncia a una certa orecchiabilità: il ritornello si stampa nel cervello nel giro di un paio di ascolti, il ritmo è incalzante e coinvolgente. Bello il suono, di matrice piuttosto grossa, grazie alla brillante intuizione di Cesare di utilizzare un Bass VI al posto della chitarra, che conferisce grande profondità e spessore. Spessore a cui contribuisce il tocco deciso ed energico di Fabio, batterista che propone soluzioni ritmiche al tempo stesso semplici e tremendamente efficaci.

Un brano contemporaneamente bello e necessario, che lascia presagire grandi cose da parte dei Monteverde, di cui attendiamo con ansia un’uscita discografica. Cliccate qui sotto per gustarvi questo loro primo video ufficiale.

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