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Recensione : 66cl – Discount , 2021 – Autoproduzione

Si inizia con Discount e la realtà dei fatti, in poche frasi, è già sputata in faccia con semplicità e senza filtri: un minuto e già ti ritrovi a cantare “voglio una brawl del discount!!!” senza sapere il perché.

66cl – Discount , 2021 – Autoproduzione

Disporre dei megafoni in ogni dannato viale, corso principale, vicolo cieco, piazza di ogni borgo, ridente paesello, metropoli, cittadina, zona industriale; irradiare nel vento questo EP e guardare di nascosto l’effetto che fa

“Vengo anch’io!”

“Certo, ma solo se condividi quanto i 66cl sputano sotto forma di grumi di sangue rappreso e vomito nero in questo disco”

Una volta, uno dei componenti di questo gruppo, mi scrisse “A Rovereto saremo in venti e abbiamo venti gruppi a testa” e di gruppi ce ne son stati davvero tanti e tutti di gran valore: Magic Cigarettes, Thee Loyal Wankers, Methereopatics… tutto impostato su di un garage rock mai di maniera, veloce, smaliziato, piuttosto al passo coi tempi se non quando, addirittura, oltre…

Poi, dopo varie anticipazioni, da Rovereto, in mezzo alla miriade di gruppi, durante e dopo il Lockdown del Marzo 2020, è sbucato fuori Casalingam: un progetto solista tra garage beat, reggaeton e trap; testi da anarcho punk e atmosfere da traphouse di Detroit coi Ragazzi dai Capelli Verdi stesi in un angolo strafatti di Crack.

Il 31 Dicembre del 2020, mentre il mondo gioiva per l’arrivo di un 2021 un po’ troppo, col senno di poi, sopravvalutato, alle ore 23:59, esce il disco di debutto di Casalingam “Tha Urlo”, un mezzo capolavoro tra reggaeton da assalto alla caserma dei carabinieri e trap da da coltellate alla gola.

Amo pensare che questo disco abbia segnato una svolta per la scena di Rovereto, che abbia veramente dato il via ad una nuova stagione creativa per i venti personaggi con venti gruppi a testa.

Amo pensarlo e questo EP dei 66cl me ne dà la conferma: Casalingam è in formazione, al basso, la musica è un crossover tra Punk Rock e Hip Hop, i testi profumano di vite vissute tra le birre di un discount e un kebab mangiato in piedi e in tutta fretta.

Si inizia con Discount e la realtà dei fatti, in poche frasi, è già sputata in faccia con semplicità e senza filtri: un minuto e già ti ritrovi a cantare “voglio una brawl del discount!!!” senza sapere il perché.

“Mario Draghi” è geniale quanto il titolo, un assalto punk che parte in una semi citazione di Laida Bologna dei Nabat e prosegue in un crossover hip hop dove ci si chiede “Quanto prende il presidente? Quanto prende per fare niente?” già, quanto prende tradotto in vite umane? Quanto prende per fare l’interesse della classe dirigente? Quanto?

Frittate è un quadro impietoso sul mondo giovanile, tra genitori separati, disoccupazione e delirio routinario che si sublima nella successiva Ragazzo del 2000 che, in un minuto e su una base pop punk, passa dalla satira sulla gioventù di oggi, alla presa di codi ritrovo per pianificare un altro modo di intendere l’esistentescienza sulla propria condizione fino a sfociare in una “Breve guida al lottarmatismo per i nati negli anni zero”

Padrony è il singolo dell’estate, dove per estate si intende proprio “nel bel mezzo del più freddo degli inverni trovai in me count come luoghi di ritrovo per pianificare un altro modo di intendere l’esistenteun’estate invincibile” di Camusiana memoria: punk rock, hip hop, nichilismo, illegalismo, insurrezione e autolesionismo alla GG Allin.

Quando bevo chiude il tutto con un ritornello geniale, un testo, al solito, ai limiti del legale; un inno da cantare al bancone di un csoa dopo un assalto alla celere.

L’indubbio merito dei 66cl, oltre all’aver tirato su un disco ben scritto ed arrangiato (ma oramai da Rovereto, come già detto, è già da un po’ che ci hanno abituato ad un livello piuttosto alto), sta senz’altro nel linguaggio e nella narrazione: esattamente come il Pasolini di “una vita violenta” e “Ragazzi di vita”, creano un universo a sé stante, nato ai limiti della società dei consumi e che, standosene ai limiti, non è più contrapposto a questa ma si dimostra semplicemente come “altro” rispetto a questa: creano, o comunque incensano, i riferimenti di una gioventù che non trova lavoro e che è costretta ai margini: i discount del titolo, i kebabbari, il bangla sotto casa; luoghi che, da consumo a basso costo, diventano punti di ritrovo dove pianificare un altro modo di intendere l’esistente (oltretutto sono tutti luoghi dove l’utenza si dimostra molto più “culturalmente eterogenea” rispetto a quelli più “istituzionali” e quindi potrebbe portare ad un discorso ideologico più inclusivo) e da qui ripartire.

Nel suo nichilismo, questo disco è una delle cose più costruttive che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi.

Molto bene.

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