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Recensione : The Men – Mercy (sacred Bones, 2020)

I newyorkesi The Men giungono all’ottavo capitolo di una carriera che prosegue imperterrita nel segno dell’inafferrabilità.

I newyorkesi The Men giungono all’ottavo capitolo di una carriera che prosegue imperterrita nel segno dell’inafferrabilità.

Da sempre band eclettica ed al limite dello sdoppiamento di personalità, (è chiaro che sia operazione inutile aspettarsi dai nostri una qualsiasi forma di coerenza stilistica), ha fatto in parte perdere le sue tracce dopo il clamore di un esordio rumoroso ed elettricamente infernale come quello raccolto nei solchi di Leave Home del 2011 e di Open Your Heart dell’anno successivo. Dimentichiamoci però, per oggi, i Men degli esordi; chi aveva amato quel frastuono atroce ed anarchico potrebbe rimanere sostanzialmente deluso.
Mercy è un disco di musica americana senza infamia e senza lode, che scorre sereno tra gli echi di un tardo Tom Petty e visioni di sterminate praterie del midwest, con la sola Breeze a provare ad alzare un po’ il tiro nel finale e a portare qualche reminiscenza dei primordi ad alta creatività per Nick Chiericozzi e soci.

Per quanto si faccia sempre in tempo a ripescare i primi capitoli della saga, e anche a distanza di anni ancor ne valga la pena, si può tranquillamente tralasciare l’ultimo reperto di questa nuova millantata maturità.

Personale: Nick Chiericozzi, Mark Pierro, Rich Samis, Kevin Faulkner

Tracklist:
1. Cool Water
2. Wading in Dirty Water
3. Fallin’ Thru
4. Cildren All Over the World
5. Call the Dr.
6. Breeze
7. Mercy

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