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Recensione : Radical Face – Family Tree: The Leaves

Radical Face sono, almeno nella mia immaginazione, un gruppo etereo e immateriale, sono colonna sonora di stati d’animo ed emozioni.

Ben Cooper è il testardo, ambizioso, ispirato musicista e compositore che sta dietro al nome Radical Face.

Mi piace immaginarmelo come un’ombra: il cuore e i polmoni, il cervello e la mano che animano ogni nota dei Radical Face, cosi come la marionetta animata da un marionettista dalle dita agili e il volto anonimo, nascosto dietro una tenda . Perché i Radical Face sono, almeno nella mia testa, un gruppo etereo e immateriale, sono colonna sonora di stati d’animo ed emozioni, sin dai tempi di Ghost et di Welcome Home, album del 2007 e pezzo più famoso (finito su varie pubblicità e colonne sonore). Ho pure provato una volta ad andare ad ascoltare un loro (o forse meglio dire suo) concerto: è stata una delusione pazzesca, lo scontro con una realtà puzzolente e discordante, platea di gente che bisbiglia e che ti guarda dall’alto in basso, supposta aristocrazia sentimal-musicale, appena versi una goccia di birra sul pavimento già sporco, mentre il suono perde sul palco molta della sua magia, restando incastrato tra le valvole e nella meccanica imperfetta di una sala periferica.
Ok, ammesso che sia semplicemente finito a una serata sbagliata, la mia interpretazione dei Radical Face non cambia : sono una marionetta sonora e immateriale nelle mani del factotum Ben Cooper.
Factotum che una volta di più sembra confortare le mie idee e le mie orecchie con il nuovo disco Family Tree: The Leaves, uscito a fine marzo.
Per chi avesse perso qualche episodio, si tratta del terzo capitolo di una trilogia (The Roots e The Branches) dedicata a una famiglia (i Northcotes, piu o meno immaginari), e alla loro saga, dall’800 ai giorni nostri, attraverso generazioni, amori, avventure e disavventure.
E qua che il discorso diventa un po’ complicato. Generalmente dai toni scuri e malinconici, The Leaves è un concept album all’ennesima potenza. Non solo ogni canzone è collegata alla precedente, ma è pure discendente dei due album precedenti. Per i più distratti, c’è pure il sito www.radicalface.com (molto curato) dedicato alla spiegazione della saga e addirittura una versione del disco commentata. In più, la debordante creatività di Ben ha prodotto anche dei B-Side, variazioni illegittime sul tema, giustamente intitolate The Bastards . Insomma, in un mondo di serie televisive, c’è da perdere la ragione (e senza dubbio migliorare il proprio inglese), dietro alle avventure bicentenarie della famiglia Northcotes.
Oppure, c’è la versione dell’ultimo della classe, quello che della Divina Commedia ha registrato solo l’amore lussurioso tra Paolo e Francesca, e che alla storia dei Northcotes e alle profonde metafore storiche e sociologiche americane preferisce l’incedere melodioso delle parole, all’intellettualismo musicale preferisce istintivamente la ricchezza strumentale (Ben Cooper ha sviluppato una vera rigida filologia strumentale legata al periodo storico in cui ogni canzone è immersa), all’emisfero sinistro del cervello (l’analitico) preferisce la parte destra (l’emozionale).
Io me lo gusto cosi, l’ultimo Radical Face, e mi piace.
Unica pecca: faccio davvero fatica a distinguere le tre puntate della saga. Forse scelta volontaria dell’autore, ma personalmente trovo che l’ambizione narrativa e enciclopedica di Ben Cooper abbia appesantito e reso un po’ (troppo ?) uniformi le canzoni dei tre album, perdendo in leggerezza e quei guizzi innovativi e inaspettati che sono riconoscibili nei precedenti album e nelle esperienze parallele, quali Electric President e Iron Orchestra.
In fondo, la parola FAMIGLIA porta con se gioie e legami, ma anche doveri e responsabilità.
Non ci resta che aspettare con ansia la nuova vita post Family Tree.

TRACKLIST
1. Secrets (Cellar Door)
2. Rivers in the Dust
3. Everything Costs
4. Midnight
5. A Ship in Port
6. Photograph
7. Third Family
8. The Road to Nowhere
9. Old Gemini
10. Bad Blood

LINE-UP
Ben Cooper

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