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È Stato Morto Un Ragazzo. Federico Aldrovandi Che Una Notte Incontrò La Polizia

È Stato Morto Un Ragazzo. Federico Aldrovandi Che Una Notte Incontrò La Polizia: “È stato morto un ragazzo. Federico Aldrovandi che una notte incontrò la polizia” (Filippo Vendemmiati, 2010) “Non...

È Stato Morto Un Ragazzo. Federico Aldrovandi Che Una Notte Incontrò La Polizia

“È stato morto un ragazzo. Federico Aldrovandi che una notte incontrò la polizia” (Filippo Vendemmiati, 2010)

“Non vorrei apparire cinico, ma le politiche di Difesa del Giovane sembrano pure misure cautelari per preservarsi la futura pensione. Bisogna impedire al giovane di ubriacarsi e drogarsi e fumare tabacco e andare in discoteca. In generale, di farsi male. Se proprio deve andare in motorino, che vada, ma con tanto di targa, patentino in tasca, casco in testa, ciambella di salvataggio e preghiera di Sant’Orsola nel portafoglio. Bisogna preservarlo da se stesso, renderlo consapevole del proprio valore, spingerlo in definitiva a comportarsi da giovane soltanto anagraficamente. Convincerlo, e, se non vi si riesce, obbligarlo, ad essere laborioso, savio, obbediente, ordinato, premuroso, ligio alla legge, possibilmente astemio.”

(Cit. Valerio Marchi, La Sindrome di Andy Capp – NdA press)

- È Stato Morto Un Ragazzo. Federico Aldrovandi Che Una Notte Incontrò La Polizia

Una storia come altre, purtroppo. Storie di morti inutili, di vite ancora da vivere. Storie alle quali non riusciamo ad abituarci, capaci ogni volta di creare sconcerto. Anche perché quell’attenzione mediatica, in genere così abile a spaccare il capello in quattro sui casi di cronaca più clamorosi, riscopre un certo riservato pudore quando gli indiziati sono tra le istituzioni. Storie come quella di Stefano Cucchi, Gabriele Sandri, Riccardo Rasman, Stefano Frapporti, Aldo Bianzino, accomunate dal consueto muro di gomma, fatto di occultamenti di prove, omissioni di atti, false testimonianze da una parte, e la voglia di verità, di chi sa, di chi suppone, di chi non sa, non suppone ma vuole capire. Federico Aldrovandi, diciotto anni, muore il 25 settembre 2005 nei pressi dell’ippodromo di Ferrara, di rientro a casa dopo aver passato una serata con amici ad un concerto al Link di Bologna. I genitori verranno informati dell’accaduto solo il mattino seguente dagli agenti di polizia gli stessi che, allertati dal vicinato per schiamazzi, avevano fermato il giovane più di tre ore prima. Anzi per l’esattezza sarà Nicola Solìto ispettore della Digos di Ferrara, in quanto amico di famiglia, ad identificare per primo il corpo del ragazzo una volta arrivato sul posto. Morto per overdose, diranno gli agenti, ma Solìto è il primo a non vederci chiaro in questa situazione e a consigliare ai genitori di Federico un perito e un avvocato incaricati di aprire l’inchiesta giudiziaria. Le lesioni e le ecchimosi rinvenute sul suo corpo, molte delle quali al volto sono le conseguenze di un pestaggio avvenuto con una forza tale da rompere due manganelli. Ancora una volta, la logica del manganello, l’abuso di potere, hanno avuto la meglio sulla coerenza, l’intelligenza e sulla dignità umana. Ancora una volta quando l’immagine di un’ istituzione che dovrebbe garantire la sicurezza e l’ordine pubblico, viene infangata passando dalla parte del crimine, questa non esita ad usare tutti i mezzi che l’autorità stessa gli conferisce, per negare l’evidenza dei fatti. Storie che ci ricordano di altri tempi, o che forse quei tempi non sono mai passati. Film come questi sono una delle poche voci che la ragione ha per farsi sentire e per farci sperare che almeno in questo i tempi siano cambiati. I quattro agenti responsabili dei fatti, Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri il 10 Giugno 2011 sono stati condannati con sentenza definitiva a tre anni e 6 mesi per eccesso colposo in omicidio colposo. Filippo Vendemmiati ha ricostruito la vicenda in questa inchiesta, filmando testimonianze, interviste, deposizioni e senza scadere nella facile strumentalizzazione di parti. Il film del 2010, dopo essere stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia ha conseguito vari riconoscimenti, tra cui quello di miglior documentario alla recente edizione del “David di Donatello”. E’ stato trasmesso il 21 maggio scorso da Rai Tre, e se ve lo siete persi potete rimediare con l’edizione a cura della Promo Music in DVD + libro. Questo di sicuro non paga per la perdita di un giovane di diciotto anni massacrato barbaramente, ma se non altro serve a sollevare la sua sorte da un senso di inutilità, e a ripagare del loro sforzo chi insieme ai genitori si è battuto per l’affermazione della verità.

Trailer http://waww.youtube.com/watch?v=1ZSU-lfaHY4&feature=related
Promo Music http://waww.promomusic.biz/site/index.php

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