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Death Cab For Cutie / We Were Promised Jetpacks – Bataclan, Parigi 25/06/2015

Estate 2015, Parigi, centro città, caldo inquinato e appiccicoso, sala buia e birra in bicchieri di plastica, muro di amplificatori su palco, concerto dei Death Cab For Cutie (+ We Were Promised Jetpacks)

PERFEZIONE INDIE ROCK
Primavera 2015, campagna, notte, luna di fuoco, tasso alcolico medio-alto, barbecue scoppiettante.

Discutendo con un’amica di scenari apocalittici, in cui solo una band sarebbe salva e continuerebbe a tenere compagnia alle nostre ondivaghe esistenze, io scelgo i Death Cab For Cutie
Estate 2015, Parigi, centro città, caldo inquinato e appiccicoso, sala buia e birra in bicchieri di plastica, muro di amplificatori su palco, concerto dei Death Cab For Cutie (+ We Were Promised Jetpacks)
Conscio che la precedente affermazione assolutistica potrebbe costarmi lo statuto di iyeziner et il lauto stipendio ad esso collegato, mantengo ciò nonostante il mio modesto e parziale punto di vista e, anzi, lo rilancio, dopo aver ammirato l’eccellenza live dei Death Cab for Cutie.

Originari di Seattle, dal nome difficilmente pronunciabile per non anglofoni, i DCFC rappresentano, dopo 8 album e più di 15 anni on stage, una delle massime espressioni dell’indie rock, senza dubbio il lato più presentabile, completo e compiuto di una certa scena musicale indipendente basata su chitarra basso batteria, scena di cui il leader Ben Gibbard, dal curriculum musicale lungo e pregiato (ad esempio c’è lui dietro all’effimera bellezza dei Postal Service), è senza dubbio un attore protagonista da circa una decina d’anni.
La band è in tour europeo per promuovere il nuovo album Kintsugi, disco in cui ancora una volta i Death Cab spingono un po più in là il confine tra suono pop e chitarre con un background più rock. Canzoni che parlano di cuori infranti ed eteree storie d’amore, con il disincanto e la consapevolezza di un gruppo di trentenni che si diverte a costruire melodie fini, evolute e talvolta complesse (tanto nel suono che nell’umore), abbandonando la disperazione e l’urgenza , musicale e narrativa, della scena indie/emo degli anni ’90.
Nonostante un potenziale main stream evidente (affermazione che immagino sia condivisa dalla Warner Music, che pubblica il gruppo sotto label Atlantic Records), i Death Cab continuano a esibirsi (almeno in Europa) davanti a qualche centinaio di persone, dimostrandosi completamente a proprio agio e non risparmiando energia, sudore, entusiasmo, seppur, dopo tutti questi anni, il tutto sia ormai condito da evidente professionalità e da una specie di tocco « musical-aristocratico ».

La voce di Ben Gibbard è uno strumento da brevettare, accompagna il pubblico e le canzoni con precisione, delicatezza, espressione, chiarezza e trasporto. La band non vuole rimanere mai indietro; tastiere batteria piano e chitarre dialogano e invertono i ruoli, si muovono sul palco a ogni occasione (Ben cambia chitarra praticamente ad ogni singola canzone). E poi un meritato bis, una montagna di applausi, tutti contenti e ciao alla prossima. Bravi. Bravissimi. Forse perfetti.
Sulla via di casa, cullato da questa dolce serata, non posso comunque evitare di pensare che i Death Cab for Cutie stanno all’indie rock come lo Spritz all’aperitivo alcolico, come la mozzarella di bufala ad un assaggio di formaggi, come un mojito a un menu di cocktails. Sono la porta d’ingresso dorata e pavimentata a un mondo (in questo caso un certo tipo di rock indipendente e chitarroso) molto più complesso, a volte aspro o difficile, non sempre sorridente ne di successo, ma che nasconde emozioni, tesori e soddisfazioni enormi. Spesso pure maggiori.

Ah, in prima parte di serata gli scozzesi We Were Promised Jetpacks, già su queste latitudini qualche tempo fa , hanno battuto un colpo forte e chiaro, dando prova di come a volte sia sufficiente mettere a disposizione di una band capace una location ed un sound system di qualità (quello dei più maturi Death Cab) perché anche la loro performance possa improvvisamente salire di livello. Purtroppo leggermente in ritardo, ho fatto in tempo comunque ad essere travolto, come da un treno in corsa, dalla ritmica precisa ricca e affascinante dei WWPJ. All’apparenza più completi e complessi rispetto alla volta precedente, anche grazie all’aggiunta di una tastiera, dal suono puntuale e mai banale, i 5 scozzesi non fanno prigionieri ogni volta che schiacciano sulle chitarre e salgono di volume, eppure ti convincono a non andare via e a restare per un ultimo languido drink sul divano appena il suono scende di intensità. Assolutamente da non perdere di vista, prestazione molto convincente.
In conclusione : i Death Cab for Cutie sono perfezione indie-rock, io sono tornato a casa con la t-shirt dei We Were Promised Jetpacks.

DEATH CAB FOR CUTIE

https://www.youtube.com/watch?v=QRmuM08JC-w

WE WERE PROMISED JETPACKS

https://www.youtube.com/watch?v=e6shmJaOD3Q

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