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Recensione : Chris Cornell – Euphoria Mourning

Album da riscoprire ed ascoltare, dimenticando per cinquanta minuti il passato dell'artista godendosi il talento melodico di questo straordinario interprete.

C’era una volta……..
Si potrebbe iniziare così, come nelle favole, la storia artistica di questo monumento del rock contemporaneo, non solo semplice vocalist di una delle band guida della scena grunge, ma col passare degli anni diventato punto di riferimento per ogni musicista che si voglia avvicinare ad un certo tipo di hard rock (con Soundgarden e Audioslave e rock d’autore, se guardiamo la sua carriera solista).

Euphoria Mourning è il primo lavoro solista dell’artista americano, uscito originariamente nel 1999 con una U in meno nella seconda parola, ripristinata per volere dell’artista convinto a cambiare titolo all’epoca della pubblicazione.
All’uscita di questa bellissima raccolta di canzoni le critiche si sprecarono: mancava infatti nell’album la componente hard rock, tradendo le aspettative dei fans di Soundgarden e Audioslave (l’altra band a cui Chris prestò la sua voce e di cui facevano parte i tre quarti dei Rage Against The Machine, orfani di Zach De La Rocha), mentre Euphoria Mourning si allontanava inesorabilmente dalle sonorità a cui Cornell ci aveva abituati, per inondarci di note rock d’autore.
Gli splendidi richiami alternative, blues, soul ed una componente roots, lasciavano che la voce del giovane leone che ruggiva in “Louder Than Love” e “Badmotorfinger”(a mio parere i capolavori del gruppo di Seattle) si trasformasse in un’interpretazione di disperata ed emozionale tradizione rock, che ci accompagnava in un viaggio nell’America più poetica ed on the road per un risultato, di fatto, entusiasmante.
Accompagnato da Alain Johannes alla chitarra, Natasha Shneider alle tastiere e Josh Freese alle pelli, Cornell (alle prese con la sei corde e l’armonica a bocca), interpreta(è il caso di dirlo) dodici brani dall’alto tasso poetico e cantautorale, dimostrando non solo di essere un animale metal/rock, ma un artista completo, impreziosendo brani che spaziano nella storia del rock a stelle e strisce e già di per sè bellissimi con la sua splendida voce.
Refrain acustici che profumano di sterminati campi di grano, nelle assolate pianure statunitensi, sporcati da accordi suonati in qualche locale dimenticato su strade di città ingrigite; note blues che escono dagli strumenti, lascive ed ambigue, che la voce di Cornell rende terribilmente sensuali, trasportate dal vento su vie che conducono a crocicchi
dove ad aspettarci c’è un signore vestito di nero, dallo strano sorriso e dalle dubbie proposte, fanno di questo primo lavoro l’album perfetto per ridisegnare una carriera che avrebbe potuto vivacchiare sugli ormai consolidati standard musicali di successo ai quali lo stesso Cornell ha contribuito in maniera deternimante.
Dovrei nominarvele tutte, le canzoni che vanno a comporre l’album, ma mi limito a Wave Goodbye, bellissimo brano dedicato a Jeff Buckley, scomparso nel 1997 e di cui Cornell era grande fan; per il resto Euphoria Mourning va assaporato e fatto proprio nella sua splendida interezza.
Album da riscoprire ed ascoltare, dimenticando per cinquanta minuti il passato dell’artista godendosi il talento melodico di questo straordinario interprete che, in questo “dannato” 2015, è in procinto di licenziare un nuovo lavoro.
E’ il caso di dire … ben tornato Chris.

Tracklist:
1.Can’t Change Me
2.Flutter Girl
3.Preaching The End Of The World
4.Follow My Way
5.When I’m Down
6.Mission
7.Wave Goodbye
8.Moonchild
9.Sweet Euphoria
10.Disappearing One
11.Pillow Of Your bones
12.Steel Rain

Line-up:
Chris Cornell – Vocals Guitars Harmonica
Alain Johannes – Guitars
Natasha Shneider – Keyboards
Josh Freese – Drums

CHRIS CORNELL – Facebook

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