“Dieci nuovi brani ricolmi di odio, sporcizia e volgarità, più cattivi e in-your-face che mai, per il vostro dis-piacere!“
Viene così descritto “Eat shit + die“, il secondo long playing di Jacket Burner (che aveva già esordito l’anno scorso sulla lunga distanza con “Terminal depression“, uscito sulla benemerita label teramana Goodbye Boozy) punk rocker dall’identità misteriosa (si fa chiamare V. Tiers, sarebbe originario del New Mexico, e successivamente trapiantato in UK) che indossa un passamontagna e va subito al sodo, concentrando, in pezzi della durata di meno di due minuti, un magma ribollente di nichilismo, misantropia, alienazione, provocazione, autodistruzione, goliardia, propensione al cattivo gusto e arrapamento ormonale giovanile a sostegno di un punk rock marcio, sporco e imbecille, che pesca tanto dai primi album dei Ramones (quelli del periodo del CBGB) quanto da ZEKE, New Bomb Turks e GG Allin a livello sonoro e di ispirazione “concettuale”.
Ribelle senza una causa, il nostro torna a far uscire nuovo materiale (insieme a un Ep e due split) per l’etichetta gestita da Gabriele Di Gregorio, che si conferma sempre garanzia di (bassa) qualità nel suo impegno a divulgare e realizzare materiali provenienti dal sottobosco rock ‘n’ roll italico (e internazionale). Come spesso scrivo quando si tratta di recensioni di questo genere, fare una analisi track-by-track non rende giustizia a mezz’ora di fuoco e fiamme sprigionati dai solchi di questo full length, pertanto bisogna solo ascoltare e lasciarsi trasportare dal flusso incendiario.
Rock ‘n’ roll elementare ed essenziale, ma travolgente. Fossi in voi, non scherzerei tanto con uno che si presenta sulla copertina di un album incappucciato e con una catena in mano, animato da negative vibrazioni e cattive intenzioni. Potrebbe farvi mangiare la merda e morire. Play it loud, creep!










