Sono giorni e giorni che porto pacchi da una casa all’altra, sto trasolcando e ascoltare un disco per intero è cosa estremamente difficile, dunque preso da un raptus butto una busta piena di libri per terra e mi lancio sul letto con il lettore cd di quando avevo quattordici anni; con me ho anche “And I Will Be Heard”, disco arrivatomi da IYE che aspetta di essere ascoltato e recensito da settimane e che (Forse in virtù del suo titolo) mi accingo finalmente a perlustrare da cima a fondo.
So di molti critici (Anche famosi) che non ascoltano le tracce per intero, preferendo fare delle anteprime del brano, come se dai primi 2 minuti si potesse evincere la qualità intrinseca di un lavoro compositivo che necessità di ore di lavoro.
Male! Male! Signori…
Se così avessi fatto con gli Using Bridge mi sarei perso quel sottile filo atmosferico che collega le dodici tracce della loro ultima fatica e considerando che questi quattro rockers hanno alle spalle anni di esperienza sarei stato proprio un buono a nulla.
Non avrei notato la profonda passione con la quale “And I Will Be Heard” è stato scritto e suonato, ne mi sarei accorto della grande compattezza con la quale ogni brano batte la strada per il successivo.
Per tutta la durata del mio ascolto un raffinato grunge alla Pearl Jam si è dolcemente congiunto con il desert rock dei Kyuss, dando vita a rock potente, vissuto ed evocativo, che odora di asfalto caldo e pneumatici.
Cullanti anche le parti acustiche, come “In You”, brano che sa di emozioni nude e crude, esposte alla maniera dei vecchi bluesmen, senza remore.
A fare da collante un sentimento di saggia solitudine che mi ha fatto pensare a Johnny Cash e Hank Williams.
La lingua scelta per questo album è stata l’inglese, anche se il chiusura troviamo “Polvere e Cenere”, un brano che spicca su tutti per l’agevolezza con la quale è interpretata dal vocalist e bassista Manuel.
A metà canzone mi viene da pensare che se tutto l’album avesse testi in italiano lo metterei volentieri fra i miei preferiti.
Il lettore si ferma e nel mio cuore dilaga una certa soddisfazione per l’ascolto; come unico difetto effettivo riscontro solo un’eccessiva americanità che in un disco di desert rock è ovvia come il grasso di maiale nei marshmallow (Non lo sapevate?).
A crearmi un pò di problemi anche il numero delle tracce, vagamente eccessivo ma compensato dalle durate quasi sempre moderate.
Cari lettori di IYE, vi sprono ordunque a premiare la band di Rimini acquistando “And I Will Be Heard” che, tralaltro, è un disco autoprodotto (Sicuramente con grossi sacrifici).
Gli amanti delle sonorità stoner/grunge più “leggere” non rimarranno delusi ma non lo saranno neppure i rocker dal palato “alternativo”.
In bocca al lupo Using Bridge!.
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