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Recensione : Tiresia Raptus – Diaspora

Un lavoro superbo, che potrebbe appagare non poco chi va costantemente alla ricerca di musica profonda, fuori dagli schemi e capace di emozionare e far riflettere allo stesso tempo.

I Tiresia Raptus sono un progetto (o meglio setting, come preferiscono autodefinirsi), scaturito della fertile scena underground romana, che vede come motore principale Carlo Gagliardi coadiuvato dal più conosciuto, almeno in in ambito metal, Nicola Rossi, vocalist dei Doomraiser.

Sia per le tematiche trattate sia per l’espressione musicale, Diaspora è in album che si rivolge ad una cerchia di pubblico non necessariamente devota ad un genere piuttosto che un altro; infatti, la materia esoterica di sposa con uno stile di non semplice definizione e, se nelle parti strumentali è preponderante la componente dark-ambient, nei brani cantati da Rossi il tutto si sposta a grandi linee verso un occult rock raffinato e versatile. Proprio quest’ultimo potrebbe costituire l’elemento in grado di avvicinare all’ascolto, in prima battuta, particolarmente gli appassionati di doom, anche se è bene chiarire subito che l’interpretazione del vocalist romano qui è del tutto spogliata della carica animalesca esibita con i primi Doomraiser, privilegiando invece un approccio  evocativo che ne completa l’evoluzione rendendolo, in assoluto, uno dei migliori interpreti dell’intera nostra scena musicale.
I testi profondi, che nei passaggi recitati sono a cura dello stesso Gagliardi , sono parte essenziale per la comprensione e la fruizione dell’intera dell’opera, sposandosi alla perfezione con un tessuto musicale ora avvolgente, ora dai tratti inquietanti, pur rifuggendo la sterile cervelloticità di certe espressioni di stampo sperimentale.
La bellezza di Diaspora sta proprio nel suo coniugare alla perfezione una proposta colta (ma lontana anni luce da certo snobismo intellettuale) con una forma canzone sicuramente non da “easy listening”, ma capace ugualmente di offire brani in grado di restare ben impressi nella memoria, come l’opener Do You Know Who You Are e, soprattutto, il capolavoro Scheletro, emblema dal punto di vista lirico dell’intero lavoro, con i suoi riferimenti vocali al miglior rock tricolore degli anni ’80 incastonati in un gioiello musicale di rara profondità in cui Nicola Rossi sfodera una prova davvero intensa.
La stessa Fragili Ossa è un ossessivo brano dai tratti psichedelici in cui i musicisti (non vanno dimenticati per alcun motivo gli altri tre protagonisti, Nico Irace, Francesco Campus e Giancarlo Lustri) forniscono un’altra prova maiuscola “costringendo” Rossi ad inventare una linea vocale melodica su un tappeto sonoro a tratti dissonante.
Il psychedelic prog sperimentale della title-track chiude un lavoro superbo, che potrebbe appagare non poco chi va costantemente alla ricerca di musica profonda, fuori dagli schemi e capace di emozionare e far riflettere allo stesso tempo.
C’è da augurarsi solo che Diaspora non passi sotto silenzio oppure che resti confinato ad un numero limitato di estimatori, proprio per il suo non essere rivolto ad una cerchia specifica di appassionati: qui siamo su livelli di assoluta eccellenza, senza dimenticare che l’operato dei Tiresia Raptus deve essere necessariamente valutato in un ambito ben più ampio di quello prettamente musicale.

Tracklist:
1.Do you know who you are
2.Vattienti
3.Angel
4.Scheletro
5.Emotions in black
6.Tutto dorme
7.Fragili ossa
8.Diaspora

Line-up:
Carlo Gagliardi – bass, organ and narrations
Nicola Rossi – vocals, synthesizer, keybords, xylophone, tibetan bells, percussions
Nico Irace – organ,bass and narrations
Francesco Campus – guitars
Giancarlo Lustri – drums

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