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Recensione : Sterbus – Iranian Doom

Sterbus - Iranian Doom: Iranian Doom è il nuovo disco del polistrumentista romano Sterbus, un mix accattivante di alternative rock anni '90, pro...

Sterbus – Iranian Doom

Iranian Doom è il nuovo disco del polistrumentista romano Sterbus, un mix accattivante di alternative rock anni ’90, progressive e teatrini zappiani.

Provateci voi a mettere insieme Frank Zappa, i Sebadoh, gli Yes, i Beach Boys, i Pavement e i Blur, a chiamare un disco Iranian Doom e a risultare credibili alla fine dei conti. Questo è nientepopodimenoché ciò che è riuscito a fare il nostro Sterbus, alias Emanuele Sterbini, polistrumentista romano di lungo corso e dai confini musicali evidentemente labili. Una cosa, quest’ultima, da appuntare alla giacchetta a mo’ di medaglia al merito…

Il disco parte a-la Sebadoh, e sembra di tornare agli anni ’90…ma è solo un minuto scarso, dopodiché il disco prende i binari della follia, scivolando verso un mix raro quanto stupefacente di inventiva artistico-musicale. A cominciare dall’entrata in scena di Brian Wilson al secondo minuto… Già proprio lui, in persona (o quasi), strappato alla sua Sloop John B. e costretto a partecipare a sua insaputa a questa Sloop Jay B., dove la sua voce cavalca un ritmo ed un arrangiamento tutto nuovo ed eccitante che Sterbus gli ha ricamato attorno. Senza dubbio la cover più intelligente che abbia ascoltato da un po’ di tempo a questa parte!
Trapped In GRA è un pezzo bellissimo, con quel mix folle, inconcepibile eppur riuscito di alternative rock anni ’90, progressive rock e invenzioni zappiane poggiate su un delizioso riff stoner rock. I Radiohead riecheggiano in Parallelepyped Song, ma è come se fossero tornati di colpo agli anni ’90 e avessero registrato una sessione con i Pavement. From Head To Twelve riesce dove molte band falliscono, mischiando del sanissimo noise ad una ispiratissima vena pop(indie) e regalando emozioni diverse che crescono in relazione alle tante e diverse strade che la canzone prende nei suoi 5 minuti e mezzo di durata.
In mezzo a questo disco c’è tutto questo e anche di più. Potrei citare ogni singolo pezzo, vivisezionarlo e provare ad analizzarlo, ma sarebbe un esercizio dispendioso (in termini di tempo mio) e noioso (per voi).

Meglio che proviate a scaricarlo (perché è pure in free download sul bandcamp di Sterbus) e a regalargli un attento ascolto, cominciando per esempio a mettere in fila i gioielli più preziosi: Iranian Doom e Crash City. Ne rimarrete rapiti, ne vorrete di più e non riuscirete a staccarvene. Lo giuro!

http://sterbus.bandcamp.com/album/iranian-doom

Sterbus-Iranian Doom

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