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Recensione : Oliver Schories – Fields Without Fences

Questo album di Oliver Schories appartiene decisamente alla categoria dei sogni, dove tutto è suadente è può ancora succedere.

L’elettronica è una musica che può far sognare od essere disturbante, cullare, essere tutto o niente, può essere un punto fermo o le caduche immagini della caverna platonica.

Questo album di Oliver Schories appartiene decisamente alla categoria dei sogni, dove tutto è suadente e può ancora succedere.
Il filo conduttore di questo disco è l’armonia, necessaria per comporre un sogno.
Arrivato al terzo album, dopo altri due invero notevoli come “Herzensangelegenheit” ed “Exit”, Schories matura ulteriormente andando a scavare ancora più a fondo nel suo repertorio melodico, e dà vita a un grande album.
Qui dentro c’è tutta la sua spiritualità ed anche la sua propositività nel dare speranza attraverso la musica.
L’effetto immediato di Fields Without Fences è di benessere, costruito grazie ad una sapiente mano nella composizione delle canzoni, ed anche per merito di un alto coinvolgimento del musicista nel processo creativo.
Il precedente “Exit” era sicuramente più solare e downtempo, in questa ultima opera c’è maggiore consapevolezza di cosa può creare l’elettronica.
La sintesi più esatta che si potrebbe fare di questo disco in due parole, è dancefloor e consapevolezza, e non è poco per un disco nato per far ballare, ma l’elettronica non deve solo far ballare.
Schories continua la sua scalata verso l’Olimpo dell’elettronica e lo fa incidendo per la prima volta sulla sua label Soso.

Tracklist:
1. Undisguised
2. Copilat
3. Brizzle
4. Fields Without Fences
5. In Other Words
6. Never
7. Missing Empathy
8. Homeboy
9. Late Checkout Tbc
10. Daily Routines
11. Oil
12. Super Sunday

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