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Recensione : Narbeleth – A Hatred Manifesto

Black metal a Cuba? Difficile immaginare qualcosa di più lontano dall'immaginario scandinavo, eppure i Narbeleth risultano credibili quanto una band di Bergen.

Black metal a Cuba? Difficile immaginare scenari sociali e naturalistici più lontani dall’immaginario scandinavo, eppure…

Nel paese caraibico in effetti esiste una scena metal composta da qualche decina di band dedite per lo più ai generi estremi; in tal senso quindi Dakkar, titolare del progetto solista Narbeleth, non è una mosca bianca ma rappresenta in ogni caso un’anomalia.
È tanto più apprezzabile, quindi, questo suo riuscito tentativo di fare proprio un genere musicale che per una lunga serie di buoni motivi non dovrebbe far parte del dna di alcun abitante dell’isola. Per assurdo proprio questo, alla fine, consente ai Narbeleth di non omologarsi eccessivamente ai consueti dettami stilistici nel cimentarsi in un genere nel quale il più è già stato detto, esibendo invece quella purezza d’intenti che chi opera in nazioni metallicamente più evolute per forza di cose tende a smarrire.
Dakkar propone un black che reca l’impronta di una band storica come gli Immortal, con qualche rimando anche al progetto solista di Abbath, I, e dei meno noti ma ugualmente validi Urgehal (omaggiati con la cover di Nyx) del compianto Trondr Nefas, ma la differenza la fa l’intensità con la quale il musicista cubano spara questa mezz’ora di black di levatura sorprendente per la sua capacità di riproporre con assoluta freschezza sonorità che ormai conosciamo a memoria .
Al di là delle ottime Breathing a Wind of Hatred e Nihilistic Propaganda, il lavoro dei Narbeleth non mostra mai la corda, nonostante l’inevitabile sospetto con il quale si finisce per guardare un prodotto di questo tipo quando proviene da aree geografiche diverse da quelle tradizionali, figuriamoci poi quando ci arriva da luoghi che evocano immagini decisamente meno disturbanti rispetto a quelle riconducibili all’iconografia del black metal.
Un progetto senz’altro valido quello di Dakkar, e a questo punto potrebbe anche valere la pena di riscoprire il suo precedente full-length, “Diabolus Incarnatus”, risalente al 2012.

Tracklist:
1. Total Isolation
2. Breathing a Wind of Hatred
3. Fuck Off!
4. Rotten to the Core
5. Land of the Heathen
6. Posercorpse
7. Nihilistic Propaganda
8. Nyx (Urgehal cover)

Line-up:
Dakkar – All instruments, Vocals

NARBELETH – Facebook

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