iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Munruthel – Epoch Of Aquarius

Resta da capire quale strada intenderà percorrere il buon Vladislav con la sua prossima uscita: se continuare a battere i territori ambient di “The Dark Saga” oppure riportarsi alle sonorità più immediate di “Epoch Of Aquarius”;

Munruthel – Epoch Of Aquarius

Avevamo incontrato qualche mese fa la one-man band ucraina Munruthel alle prese con l’interessante “The Dark Saga”, buona prova di dark-epic ambient che costituiva la colonna sonora dell’omonimo videogioco.

Questo Epoch Of Aquarius ci fa compiere, invece, un bel salto all’indietro nel tempo riportandoci per l’esattezza al 2006, quando Vladislav Redkin aveva strutturato il suo progetto come una band vera e propria, facendosi coadiuvare da altri musicisti per proporre un lavoro all’insegna di un power-black dallo spiccato carattere epico.
La riedizione di questo disco si rivela così un’operazione tutt’altro che superflua visto che, nonostante il suo indiscutibile valore, al momento dell’uscita la sua distribuzione rimase confinata all’area dell’ex-Unione Sovietica.
Infatti, al di là del limite oggettivo costituito dai testi in lingua madre, Epoch Of Aquarius presenta una serie di brani davvero validi, nei quali Vladislav si destreggia tra vocals pulite e screaming di matrice black; del resto il retaggio estremo del musicista ucraino si manifesta prevalentemente sotto quest’ultimo aspetto oltre che nella martellante base ritmica che contraddistingue il lavoro.
Dopo i primi ascolti il termine di paragone più calzante per i Munruthel mi sono apparsi senza dubbio gli Ancient Rites, ma va detto subito che il disco uscì praticamente in contemporanea con il magnifico “Rubicon”, ultimo atto della band belga, cosa che, di fatto, scongiura qualsiasi sospetto di scopiazzamento.
Pertanto vanno riscoperti con piacere brani epici e trascinanti come la title-track o Echo Of The Forgotten Battles, ma tutto l’album merita d’essere ascoltato nella sua interezza per l’elevata qualità media che lo contraddistingue.
Questa riedizione a cura della Svarga Music è stata arricchita, oltre che da una nuova veste grafica, anche dalle due ottime cover di Black Sun dei Dead Can Dance e di Tonhet dei Burzum.
Resta da capire quale strada intenderà percorrere il buon Vladislav con la sua prossima uscita: se continuare a battere i territori ambient di “The Dark Saga” oppure riportarsi alle sonorità più immediate di Epoch Of Aquarius; entrambe le opzioni potrebbero rivelarsi molto interessanti.

Tracklist :
1. On The Verge Of The Worlds (Prologue)
2. The Raven Croak
3. In Leaves’ Whisper Or In Bursts Of The Thunder…
4. Epoch Of Aquarius
5. I Was Confided By Dawns…
6. Echo Of The Forgotten Battles
7. On The Verge Of The Worlds (Epilogue)
8. Black Sun (DEAD CAN DANCE cover)
9. Tomhet (BURZUM cover)

Line-up :
Vladislav Redkin – Vocals, Keyboards, Drums
Istukan – Guitars, Bass
Worterax – Guitars
Ann – Flute

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

My Dying Bride – A Mortal Binding

A Mortal Binding è un lavoro tutt’altro che scontato e superfluo e testimonia quanto una band come i My Dying Bride che, piaccia o meno, ha fatto la storia, abbia tutto il diritto di continuare a riproporre con grande dignità, competenza e coerenza quel sound peculiare che, parafrasando la copertina di un noto periodico italiano, “vanta innumerevoli tentativi di imitazione”.

Eventide – Waterline

Gli Eventide offrono una versione dell’ambient drone intrisa da corpose sfumature jazz e sempre in grado di attrarre l’attenzione rifuggendo ogni stucchevolezza.

Faal – Fin

Fin merita d’essere ascoltato e apprezzato quale prova delle capacità di una band la cui fine lascia più di un rimpianto, non solo per l’irreparabile perdita umana ma anche perché, per il potenziale espresso, avrebbe meritato maggiore attenzione rispetto a quella ottenuta lungo una quindicina d’anni di attività.

Hamferð – Men Guðs hond er sterk

Il sound della band di Tórshavn è talmente peculiare da sfuggire ad ogni tentativo di sommaria classificazione: il tutto avviene senza il ricorso a chissà quali soluzioni cervellotiche in quanto gli Hamferð mettono il loro smisurato talento al servizio di un lirismo che, oggi, è appannaggio solo di pochi eletti.