iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Icons Of Brutality – Between Glory And Despair

La tradizione death metal dei Paesi Bassi viene perpetuata da questa nuova realtà denominata Icons Of Brutality.

Icons Of Brutality – Between Glory And Despair

La tradizione death metal dei Paesi Bassi (Gorefest, Pestilence, Asphyx) viene perpetuata da questa nuova realtà denominata Icons Of Brutality.

Già a partire dal monicker è difficile attendersi melodie carezzevoli o particolari raffinatezze, ma va detto che la proposta è sufficientemente varia, pur restando saldamente al’interno degli schemi tradizionali, in modo tale da non rendere superflua questa uscita.
In effetti, il death del quintetto di Hoogeveen è sicuramente devoto alla sponda meno melodica e più “crushing” del genere (Dismember, Entombed, Grave) senza dimenticare quel pizzico di groove che rendeva speciali le uscite dei connazionali Gorefest.
Il risultato che ne scaturisce è assolutamente in linea con le aspettative: nulla di sconvolgente ma la forza d’urto impressa dei nostri rende l’album sicuramente godibile, pur nella sua monoliticità di fondo.
Forse, per cercare di rendere il proprio sound un pò meno convenzionale, gli Icons Of Brutality potrebbero trarre spunto dalla title-track che, grazie a un finale che presenta una parvenza di melodia, riesce a distinguersi nel contesto di un martellamento impietoso; i diversi rallentamenti inseriti sapientemente all’interno dei brani contribuiscono, se non altro, a rendere meno parossistica la fruizione d’insieme dell’album.
Intendiamoci, questo è un buonissimo di disco di death metal suonato con passione e con tutti i crismi dagli Icons Of Brutality, che sono bravi, genuini e possiedono pure un sito web molto curato, ma è chiaro che va ad inserirsi all’interno di una serie ravvicinata di uscite piuttosto simili tra loro per contenuti che, quantunque di livello apprezzabile, rischiano seriamente di saturare il mercato.
Questa è un semplice constatazione che non vuole essere una critica né per la Cyclone Empire che ha tutto il diritto di pubblicare qualsiasi prodotto che reputi all’altezza, né per la band olandese che, anzi, merita un’ampia sufficienza legata al valore oggettivo del disco pubblicato.

Tracklist :
1 – Just Let Them Burn
2 – Between Glory And Despair
3 – Accompanied By Attrition
4 – Icons Of Brutality
5 – Built To Grind
6 – Unleashed By The Carnifex
7 – Right Leg Solution
8 – Sacred Days Of Tyranny
9 – Battalion 666

Line-up :
Erwin aka Bakvet – Drums
Jeroen aka Jeunis – Lead Guitar
Bert aka Appe – Rhythm Guitar
Richard aka Knolle – Bass
Jim aka Jimme – Vocals

ICONS OF BRUTALITY – Facebook

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

My Dying Bride – A Mortal Binding

A Mortal Binding è un lavoro tutt’altro che scontato e superfluo e testimonia quanto una band come i My Dying Bride che, piaccia o meno, ha fatto la storia, abbia tutto il diritto di continuare a riproporre con grande dignità, competenza e coerenza quel sound peculiare che, parafrasando la copertina di un noto periodico italiano, “vanta innumerevoli tentativi di imitazione”.

Eventide – Waterline

Gli Eventide offrono una versione dell’ambient drone intrisa da corpose sfumature jazz e sempre in grado di attrarre l’attenzione rifuggendo ogni stucchevolezza.

Faal – Fin

Fin merita d’essere ascoltato e apprezzato quale prova delle capacità di una band la cui fine lascia più di un rimpianto, non solo per l’irreparabile perdita umana ma anche perché, per il potenziale espresso, avrebbe meritato maggiore attenzione rispetto a quella ottenuta lungo una quindicina d’anni di attività.

Hamferð – Men Guðs hond er sterk

Il sound della band di Tórshavn è talmente peculiare da sfuggire ad ogni tentativo di sommaria classificazione: il tutto avviene senza il ricorso a chissà quali soluzioni cervellotiche in quanto gli Hamferð mettono il loro smisurato talento al servizio di un lirismo che, oggi, è appannaggio solo di pochi eletti.