Jazz alternativo di grana finissima, aggrotech e ebm, per finire con una bomba di post grunge e alternative metal.
HAMBONE
Gli Hambone sono un trio pugliese di jazz, ambient e world music nato quasi per caso nel 2021 e che vede Vittorio Romano al sax tenore, Luca Giannotti alla chitarra elettrica, e Gilberto Bufi alla batteria e ai synth. Il loro omonimo disco d’esordio per Ciqala Records è una ventata di aria fresca, l’aria di montagna che respiri appena arrivato dalla città, il primo sorso di birra fresca dal bicchiere, Jazz, world music, ambient, elettronica, rock e noise si fondono per un suono davvero originale, una trama musicale che libera musicisti ed ascoltatore, un qualcosa che fa star bene.
Il disco è strutturato molto bene come succedeva anni fa, ed è ancora possibile se gli artisti sono di talento e hanno una visione musicale, e ascolto dopo ascolto regala sempre qualche nuovo elemento all’orecchio e al cervello dell’ascoltatore.
Ci sono tantissimi ricami in questo lavoro, fresche pieghe di seta che avvolgono il vostro corpo e al contatto la pelle si rilassa e diventa più bella. Non c’è nessuna fibra acrilica, questa è musica bella e libera, ci sono anche momenti di improvvisazione, dove gli strumenti vagano nella stessa piazza per dare un suono meraviglioso. Gli Hambone hanno compreso nella profondità del loro conscio e anche del loro subconscio che la musica può essere tante cose, e hanno scelto la via più difficile ma più stimolante : la via della bellezza musicale e dello zen in musica.
Quando si ascolta questo disco il tempo si sospende, tutte le brutture che tanto vanno alla grande in questa civiltà rimangono fuori, il battito cardiaco si rilassa, si segue il tempo di un cuore jazz che batte ora per la meraviglia delle piccole e delle grandi cose, ora batte per amore, ora per paura anche, ma batte sempre in maniera diversa rispetto all’ordinario. Il trio pugliese riporta la musica al suo lato curativo, e questo jazz alternativo che si lega ad altri generi per una formula chimica speciale è qualcosa di molto bello, e non succedeva una cosa come gli Hambone da tanto in Italia, con un debutto così dolce e aspro, forte e dolce, contundente e curativo, opposti e il nulla come distacco dal tutto che è il vero tutto.
Un disco che è un piccolo universo a sé stante, una gioia che è alla portata di tutti, basta volerlo.
DAWN OF ASHES
“Infecting the scars” per Metropolis Records è il nuovo disco dei Dawn Of Ashes, gruppo di ebm, aggrotech, industrial metal e oscura musica elettronica. Fondati nel 2000 negli Usa da Kristof Bathory il gruppo ha esplorato a fondo i bassifondi dell’elettronica più oscura, del metal unti oalla’industrial e dell’aggrotech.
Dopo essersi spostato in Danimarca Kristof Bathory riporta il gruppo alle su origini con questo “Infecting the scars”, che possiede un ottimo suono aggrotech, con quale elemento di ebm e di industrial metal, ma è sicuramente l’elettronica a farla da padrona. Certamente fare aggrotech a venti anni è differente a farla a quaranta\cinquanta, ora c’è molta più consapevolezza e maturità e ciò si sente molto bene nel disco, che ha una struttura molto oscura ma anche matura, si parla dei demoni veri, quelli che hanno preso residenza fissa nella nostra testa, e da lì non si smuovono.
I bassi viaggiano belli tosti in questo disco, i sintetizzatori sembrano freddi ma diventano preso caldissimi e l’impasto sonoro e vocale è di ottima qualità, facendo di “Infecting the scars” uno dei migliori episodi della discografia del gruppo. Nella musica del gruppo c’è ora una differente consapevolezza che li porta a dare una visione diversa della loro musica oscura.
Ci sono sempre gli elementi originali che li hanno portati ad essere molto amati da una nutrita schiera di fans fedeli, ma c’è proprio un livello differente di fare musica e di fare immaginario, che è una parte fondamentale del loro messaggio. Il risultato è un disco molto efficace, con un tiro ebm aggrotech notevole e fra i migliori al mondo, e che farà la gioia delle tante anime oscure che sono fra noi e che amano questo freddo battito elettronico che proviene da un angolo poco amato della nostra mente, e che pochi sanno mettere bene in musica.
STEREOPHOBIA
Gli Stereophobia sono un trio portoghese e “Choke on this” è il loro secondo disco, ed esce per Eclipse Records. Questo disco è una bomba di hard rock, grunge e metal alternativo, una di quelle chicche che rischiano di non essere notate nella miriade di uscite che ci sono settimanalmente. Il gruppo proviene da Lisbona ed è formato da Mike Rocha alla chitarra e alla voce, Daniel Antunes alla batteria e alla voce e Bruno Santos al basso. Il loro suono è un impasto molto efficace di hard rock, grunge e metal moderno, con una gestione della melodia davvero unica che si unisce ad un’abrasività che ricorda quella di certi gruppi di inizio anni duemila.
Quello che viene fuori da “Choke on this” è un suono che andrà molto bene nelle radio rock e metal sparse ormai in maggioranza per la rete, ha quella freschezza che avevano gruppi del post grunge, come i Bush e i Three Days Grace per fare un esempio. Nel disco ci sono pezzi come “Drown” che possiede un ritornello killer come pochi, o “Everything’s gone” che ha una melodia molto azzeccata, pur mantenendo una certa aggressività. Tutto il disco è composto molto bene e guarda decisamente al di là dell’oceano, a quel suono a stelle e strisce che è ancora un riferimento in alcuni generi e sottogeneri.
I testi non sono ovvi e mettono in campo le nostre stranezze, la nostra mania del controllo, le nostre dipendenze e le difficoltà di mantenere legami affettivi. Il risultato è un disco che colpisce cuore e cervello, un suono che riporta alla mente tante emozioni ma non è mera imitazione, bensì l’attualizzazione di un suono e di una maniera di fare hard rock e metal alternativo. Il disco, a partire dalla bella copertina di Tatiana Ferreira, è compendio di come si possa mettere assieme melodia ed aggressività, producendo un disco che potrà piacere a tantissime persone, basta aver la voglia di scoprirlo e di sentirlo, perché già al primo ascolto si sente tutto ciò che di notevole possiede.
Esplosioni di riffs di chitarra, linee id basso e batterai sinuosa, momenti melodici, ripartenze impetuose e molto, molto altro per un lavoro che si presenta come uno dei più interessanti di questo anno.