In quest’ultimo anno ho seguito con particolare interesse il lavoro della casa editrice romana Watson Edizioni, particolarmente attenta alla realtà del fantastico italiano e che nel 2018 ha sfornato non poche perle letterarie di genere. Per questo motivo sono stato davvero contento quando Delos Veronesi, l’autore del romanzo di fantascienza di cui vi sto per parlare, mi ha proposto il suo lavoro, Winter.
Winter è un romanzo cyberpunk con massicce sfumature thriller e action. Nicolas, il protagonista, è un killer silenziosissimo, letale, schivo, freddo come l’inverno, e per questo si fa chiamare Winter appunto. È il risultato di una spietata operazione scientifica, il Progetto Newman, portata avanti da alcuni scienziati che gli hanno tolto tutto, persino il nome, e hanno trasformato lui e altri giovani uomini in macchine mortali.
Dopo aver incontrato fortuitamente una donna, July, e averla salvata dai suoi persecutori, Nicolas sembra man mano ammorbidire la corazza caratteriale che lo avvolge e divenire sempre più umano a contatto con lei. Tuttavia il suo mestiere esporrà i due a enormi rischi, e durante una pericolosissima missione contro un boss della malavita, Winter dovrà fare i conti con il suo passato, trovandosi faccia a faccia con gli altri soggetti del Progetto.
Siamo in un futuro non troppo lontano, metropolitano e classista. L’enorme città in cui i personaggi si muovono è scura, ipertecnologica e profondamente disumana. I livelli rappresentano una gerarchia non scalabile, in cui i sottoposti sono costantemente costretti a fare i conti con chi si trova sopra di loro… a meno che non si è una di quelle bestie super umane uscite dal Progetto Newman.
Veronesi è bravissimo a rappresentare queste ambientazioni scintillanti e allucinate, che ricordano vagamente il William Gibson più fulminato de La notte che bruciammo Chrome, pur non calando mai i propri personaggi nella realtà virtuale.
Il tema della crescita umana dell’essere sviluppato in laboratorio è il fulcro di tutta la narrazione:
“Ci vuole più coraggio a mostrarsi vulnerabile che a nascondersi al mondo. Tutti siamo capaci di vivere al meglio quando ci sentiamo forti. Non aver paura di ammettere che hai delle debolezze e impara a conviverci con coraggio.”
Tuttavia il romanzo è forte anche dal punto di vista dell’azione. Non mancano infatti l’avventura e la suspence, con scene anche piuttosto violente e sanguinolente, in particolar modo nel finale, quando Winter deve affrontare i suoi vecchi fratelli in una sorta di circo di sangue.
La precisa descrizione delle varie lotte tra super umani mi ha fatto pensare a un videogame, tanto che mi sono chiesto se l’autore non si fosse per caso ispirato a un qualche videogame di nuova generazione di cui ignoro ovviamente l’esistenza. Dopo avergli rivolto direttamente la domanda, Veronesi mi risponde che quelle battaglie sono il frutto di tredici anni di Ju Jitsu, e ha aggiunto che è meglio non sapere quanti danni ha fatto mentre mimava alcuni combattimenti; voleva che fossero (scifi e super umani permettendo) tecnicamente realistici e verosimili. E credo che ci sia riuscito in pieno.
Winter è dunque un romanzo che consiglio caldamente agli amanti della fantascienza di azione, che non disdegnano però tematiche di crescita dei personaggi. Una sorta di western futuristico che cerca, riuscendoci, di essere anche, a suo modo, di formazione.
“Non c’erano limiti alle possibilità d’omicidio e, come gli era stato insegnato, i migliori assassini sono quelli che non sanno di esserlo perché compiono il loro dovere senza paura. Non possono essere smascherati, in quanto non hanno nulla da nascondere, e soprattutto non falliscono mai.”
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