C’è sempre un momento, tra l’antipasto e il secondo, in cui qualcuno dice: “Mettiamo un po’ di musica natalizia?”. È lì che si decide chi sei davvero. Se accetti Michael Bublé, hai perso. Se invece sorridi, annuisci e inizi a sabotare la playlist dall’interno, allora sei dei nostri.
Questa non è una guida per distruggere il pranzo di Natale (non apertamente, almeno), ma per infilare canzoni rock alternative che parlano esplicitamente di Natale senza sembrare un sociopatico (…non apertamente, almeno). Brani che sembrano innocui, ma portano con sé malinconia, rumore, ironia e un leggero disagio emotivo. Esattamente come il Natale vero.
Si parte soft, con “Just Like Christmas” dei Low, perfetta da far passare mentre si apparecchia. È Natale, sì, ma visto da lontano, come una città illuminata osservata dal finestrino. Subito dopo puoi osare con “Blue Christmas” dei Bright Eyes, che prende l’immaginario classico e lo svuota dall’interno: solitudine, voce incrinata, disagio sottopelle. Nessuno protesta, ma qualcuno smette di sorridere.
Quando l’atmosfera si è appena incrinata, entra “Merry Christmas (I Don’t Want to Fight Tonight)” dei Ramones: sembra un pezzo allegro, è in realtà una supplica disperata. Funziona sempre. Se vuoi alzare il livello emotivo, passa alla versione dei The Replacements, più sgangherata, più vera, più famiglia-disfunzionale-seduta-a-tavola.
A questo punto puoi inserire “It’s Christmas So We’ll Stop” dei Frightened Rabbit, che parla di tregue emotive natalizie come fossero cessate il fuoco in una guerra persa. Subito dopo, “That Was the Worst Christmas Ever!” di Sufjan Stevens: titolo autoesplicativo, folk dolente, perfetto mentre si serve il primo e qualcuno racconta “quel Natale del ’98”.
Se qualcuno osa dire “questa è triste”, sorridi e rilancia con “Christmas Will Break Your Heart” degli LCD Soundsystem. Non è una canzone di Natale, è una sentenza. Intanto Eels con “Christmas Is Going to the Dogs”abbassano ulteriormente l’asticella dell’ottimismo: Natale come circo di sconfitti, con dignità.
È il momento giusto per il blocco indie britannico con problemi (il mio preferito n.d.a.) “Christmas” dei Pulp è teatrale, storto, perfetto per chi ha sempre avuto una relazione complicata con le feste. “Christmas Was Better in the 80s” dei Futureheads aggiunge nostalgia acida e post-punk leggero, mentre “A Snowflake Fell (And It Felt Like a Kiss)” dei Glasvegas porta romanticismo scozzese e pioggia emotiva.
Se qualcuno chiede qualcosa di “strumentale”, sei pronto: “Christmas Steps” dei Mogwai. È nel titolo, quindi è legittimo. Cresce lentamente, mette ansia senza parole, ed è ideale mentre si sparecchia in silenzio.
A questo punto puoi infilare “A Christmas Treat” degli Yo La Tengo, rumore gentile, perfetto sottofondo per discussioni passive-aggressive. Subito dopo, “Rockabilly Christmas” dei Smithereens: chitarre jangle, aria vintage, sembra quasi normale. Quasi.
Quando l’alcol inizia a fare effetto, puoi osare con le cover sbagliate: “Santa Baby” degli Hüsker Dü, abrasiva e punk, e “Winter Wonderland” dei Cocteau Twins, così eterea che nessuno capirà cosa sta succedendo, ma nessuno avrà il coraggio di spegnerla.
Ora è il momento del disagio consapevole. “Santa Doesn’t Cop Out on Dope” dei Sonic Youth passa come una battuta strana finché qualcuno non ascolta il testo. “Father Christmas” dei Bad Religion mette Babbo Natale sul banco degli imputati. “Fuck Christmas” dei Fear no, quella magari tienila per dopo il dolce. O mai. Dipende dalla famiglia.
Se vuoi un Natale urbano e alienato, “No Christmas for John Quays” dei The Fall è perfetta, così come “Hey! Luciani (Christmas Version)”, che sembra un incidente ma è arte. Sempre dei Fall, sempre scomodo.
Per abbassare di nuovo i toni ma non l’inquietudine, “If We Make It Through December” di Phoebe Bridgers: sopravvivere al Natale come obiettivo minimo. “Xmas Cake” dei Rilo Kiley aggiunge un’aria domestica solo in apparenza serena.
Il finale ideale? “Christmas Song” dei Jesus and Mary Chain, rumore e romanticismo glaciale, oppure “Santa Claus” dei Sonics, proto-punk da garage che sembra voler prendere a pugni l’albero.
Questa non è una playlist per piacere a tutti.
È una playlist per sopravvivere al Natale restando te stesso, infilando chitarre, disagio e verità emotiva tra una portata e l’altra. Se qualcuno si lamenta, rispondi sereno: “Ma parla del Natale.”
Ed è vero. Solo non quello delle pubblicità.
Sono ben accetti ulteriori suggerimenti e i racconti dei vostri sabotaggi nei commenti.
Buone Feste (!)










