Dimenticate David Lynch: il remake di Twin Peaks è opera di Joviale.
Giovane artista londinese, Joviale descrive il suo album di debutto “Mount Crystal”, in uscita il 12 settembre 2025 su etichetta Ghostly International, come un giallo poliziesco. All’interno del team della cantante ognuno ha un ruolo: il co-produttore John Carrol Kirby è lo scettico poliziotto americano in cerca di cadaveri in un grigio hotel di Londra; il collega Joshua Gaskin-Brown è il cittadino insospettabile di ogni cittadina di periferia che si rispetti; a musicisti, management e tutto il resto del team affidiamo il ruolo di comparse, sospettati che vengono mano a mano interrogati per trovare il colpevole… o forse no. I gioielli scintillanti e i look glamour anni 40 del cult del 1986 “Under the Cherry Moon”, con Prince sia dietro che davanti alla cinepresa, sono fonte di ispirazione fondamentale per il disco, dal sound da soiree hollywoodiana all’estetica di copertina e video.
Cresciuta nel nord di Londra insieme alla madre di origini congolesi, Joviale è una centrifuga di R&B, rock, jazz e pop sin da piccola indottrinata al culto di Janet Jackson, Kate Bush, Sade, e dei video di MTV, dalla primissima Beyoncé solista alla nascita della star Rihanna. E poi ancora Rick James, Quincy Jones, Michael Jackson, la musica giapponese, il rock sperimentale inglese. Tutto si incastra alla perfezione come l’ultimo, rivelatorio, episodio finale di una serie thriller.
“Mount Crystal” riassume i generi e le influenze più varie in un labirinto di synth eterei e bassi profondi, un’altalena tra sogno e realtà spinta dalla voce vellutata di Joviale. Il primo episodio è la seducente “The Mountain”: “careful not to sleep and fall/ you’re not invincible/we’re going up the mountain” è l’avvertimento dell’artista prima di iniziare un viaggio tra vittime di cuori spezzati, sentimenti non corrisposti e amori passionali. “Snow” è un rimprovero a uno sguardo glaciale fatto di synth incalzanti, mentre “Crush”, sorretto dai cori e dai suoni elettronici, si dimostra uno dei migliori pezzi dell’album, capace di creare un universo a sé stante che termina con il primo accordo di “HARK!”. Qui l’influenza di Joshua Gaskin-Brown e del suo precedente lavoro con l’artista inglese Nia Archives si fa sentire in tutto il suo noisy beat, in un pezzo alla “Thriller” di Michael Jackson che fonde funk e musica elettronica. Senza ombra di dubbio, è qui che avviene il delitto.
Le indagini procedono. La coppia in lite di “Foul Play”, la diva dell’opera in “Let Me Down”, o la cantante disco ispirata a Chaka Khan di “Moonshine”. L’ennesimo sospettato entra in scena in “Blu”: il sassofonista degli Ezra Collective James Mollison si unisce al team per dare vita alla traccia migliore dell’album, contraddistinta dal ritmo segnato e dalla voce sognante di Joviale. “Disappear” si spegne con una voce alla radio che esclama a gran voce “may day may day right now”: il colpevole è stato trovato? Sicuramente non è “Wishing” a rivelarlo, lasciandoci invece sulle spine con un rassicurante giro di basso funky accompagnato dal battito di mani, che piano piano porta a conclusione il primo lavoro dell’artista britannica.
Mount Crystal è un film sognante e misterioso senza grandi colpi di scena, allo stesso tempo tetro e confortante, a metà tra sperimentazione e tradizione. Alla fine la domanda che ci lascia è una: Joviale è la vittima o la colpevole? Forse non c’è una risposta, ed è questo il fascino dell’album. Che sia vittima o colpevole poco importa, se tra le mani abbiamo un gioiellino pop da proteggere.










