Una delle sorprese più apprezzate del 2021, questo album di debutto omonimo degli Umbrellas, quartetto di San Francisco (Matt Ferrara alla chitarra, voce e tastiere; Keith Frerichs alla batteria e voce, Morgan Stanley chitarra e voce; Nick Oka al basso) arrivato al fatidico passo del disco d’esordio, uscito su Slumberland Records (una label, una garanzia) a inizio agosto, dopo aver ufficialmente rilasciato un solo Ep, intitolato “Maritime“, nel 2020.
Dal look alla musica, tutto in questa band profuma, piacevolmente, di quel decennio a cavallo tra metà anni Ottanta e anni Novanta, segnato da un’estetica indie-slacker tipica delle band jangle/dream/noise pop, C86, Paisley Underground californiano, indie rock britannico, alt. rock statunitense e la scena punk minimalista della K Records e dell’International Pop Underground di Olympia, e infatti il sound degli Umbrellas può essere proprio descritto come un ibrido tra tutte queste influenze.
Neanche il tempo di schiacciare il tasto “play” e si viene subito catapultati in un’altra epoca, a cominciare dall’opening track Vaseliniana “Lonely“, per poi continuare sul guitar-pop di impronta Sarah Records di “Near You” e il mash-up Beat Happening corretto Jesus and Mary Chain di “Autumn“. Su tutto il disco aleggiano, benevole, sonorità ispirate al jingle-jangle tanto caro ai Byrds, compiendo solo una piccola deviazione in acustico sul brano “It’s True“, mentre il singolone “She buys herself flowers” riprende la marcia indie-pop à la Heavenly, e “Pictures” è un altro omogenizzato a base di Beat Happening/Vaselines/Pastels. E l’attacco iniziale di “Summer” a quanti farà tornare in mente quello di “Just Like Honey“? “City Song” è un pezzo del precedente Ep riarrangiato per l’occasione, e la conclusiva “A.M.” è una versione shoegaze del ballo scolastico di fine anno, da affrontare ovviamente come i nerd più sfigati dell’intero liceo.
“The Umbrellas” offre, a chi lo ascolta, un salto di (quasi) quaranta minuti per tornare indietro nel tempo, rinchiudersi nella propria cameretta e immaginarsi ancora adolescenti brufolosi con zazzere, sogni, ormoni, desideri, camicie a quadri, maglioni alla marinara, t-shirt sdrucita dei Black Flag o dei Minutemen (o di qualunque altra indie band pre-Nirvana) berretti, progetti, utopie, a saltare sul letto e rispolverare una vecchia racchetta (giacché a giocare a tennis si era delle schiappe) per farci l’air guitar.
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