The Psyched – The Psyched

The Psyched - The Psyched: Caciara, rabbia, e depravazione. È un suono corrosivo, sporco, ruvido, pesante e rumoroso quello che esce dalle casse de...

The Psyched – The Psyched

Caciara, rabbia, e depravazione. È un suono corrosivo, sporco, ruvido, pesante e rumoroso quello che esce dalle casse dello stereo non appena inserito l’album d’esordio dei The Psyched. Una banda di depravati che viene da Brooklyn con l’idea fissa in testa di suonare una versione caciarona, distorta e incredibilmente hard di garage rock e psichedelia. I padri putativi sono gli Oblivians (quelli di un pezzo come The Leather, per esempio), ovvio, ma anche gli White Stripes (Good Boy) e, udite udite, gli Electric Wizard e Blue Cheer (!).

Il risultato di queste influenze è una collezione di garage punk mid-tempo annegati sotto tonnellate di fuzz che incedono con pesanti passi heavy-blues. L’effetto è spiazzante, se non avete familiarità con i generi sopracitati. Ma nel caso foste dei folli amanti del rumore come il sottoscritto capita anche che questa band di depravati vi sembri IL Salvatore, IL Messia (profano) che viene a salvarvi il culo dalla noia buttandovi a pedate in mezzo al fango, al sudore e al pogo. Ingredienti che si abbinano bene a pezzi come New Direction, psycho boogie malato e corrosivo che ti sfronda i timpani con muri di fuzz e distorsione e ti violenta i neuroni con rasoiate d’organo. O con I’m Psyched, un heavy-blues trattato con carta vetrata, acido e prepotenza punk.
Quello che viene dopo non è certo da meno, in termini di potenza corrosiva e devastante. Dal mare di fuzz emergono altri pezzi interessanti come Cut The Chord, un rock’n’roll ruvido e tagliente che aggredisce l’ascoltatore con un riff blues marcio fino al midollo e una schietta carica punk rock (il pezzo migliore dell’album insieme a I’m Psyched), Rubber Gloves e la finale Bring It, che riesce a trasformare un pop di matrice 60s in un perfetto garage punk sguaiato e malamente ubriaco. E si nota in generale una capacità cristallina (vabbe’, insomma…) di scrivere melodie accattivanti e abbinarle a riff caldi come le fiamme dell’inferno. Forse mi avrà dato di volta il cervello ma secondo me questo, per quanto acusticamente insopportabile, è uno dei dischi garage punk più riusciti dell’anno.

TRACKLIST:
1. New Direction
2. I’m Psyched
3. Good Boy
4. Oh Yeah
5. Cut The Chord
6. Hey Mona
7. Rubber Gloves
8. Finishing Touches
9. Bring It (On Home To Me)

LINE-UP:
Paul Weil: batteria, voce
Anthony Macbain: chitarra, organo, basso, voce
Jess Ludwicki: basso

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