Nello spazio di nemmeno un mese mi ritrovo a dover recensire un nuovo lavoro interamente strumentale subito dopo quello degli italiani Three Steps To The Ocean; in questo caso il progetto Landforge proviene dall’Inghilterra e fa capo al solo Stephan Carter, che con Servitude To Earth giunge al secondo full-length dopo l’esordio avvenuto lo scorso anno.
Dal punto di vista stilistico ci si muove sempre su territori post-metal, anche se, in questo caso, affiora in maniera più insistente un’anima doom che contribuisce a rendere maggiormente malinconica la proposta; volendo trovare un riferimento immediato provate a pensare agli Agalloch nella loro versione più intimista e strumentale.
A costo di ripetermi, ritengo però che la rinuncia alle voci in questo genere di dischi lasci un vuoto che gli altri strumenti riescono a colmare solo in parte: in quest’occasione il grosso del lavoro viene svolto dalla chitarra solista che Stephan governa ottimamente riuscendo comunque a fornire un’impronta originale a tutti i brani.
Chiaramente l’album ha un mood introspettivo che lo rende sicuramente intrigante ma di difficile assimilazione; quando si ascolta musica di qualità un ascolto distratto è sempre sconsigliato, ma in questo caso specifico solo prestando la necessaria attenzione e riservandosi ripetuti ascolti, si possono meglio cogliere i frequenti passaggi nei quali Carter riesce ad esprimersi in maniera coinvolgente.
L’approccio viene reso più complicato dal fatto che la prima metà del lavoro riserva i brani più ostici del lotto, mentre God-Figure, PiIgrim e Phalanx possiedono momenti dall’impatto più immediato, pur risultando sempre scrigni dall’apertura tutt’altro che agevole, quando la chitarra si muove all’unisono con gli altri strumenti per tracciare linee melodiche di sicura efficacia.
Landforge : un nome da tenere d’occhio nell’immediato futuro.
Tracklist :
1. First Watch
2. Enchantress
3. Triquetra
4. God-Figure
5. Pilgrim
6. Phalanx
Line-up :
Stephan Carter – All instruments
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