Da quando ho comprato questo tanto atteso cd al loro concerto alla Claque di sabato 4 dicembre ( gran bel concerto), lo sto proteggendo fisicamente. Ovvero l’ho digitalizzato e poi lasciato nell’autoradio, in loop continuo, tanto mi piace. I Numero 6 sono un gruppo rock genovese formato da elementi precedentemente nei Laghisecchi, che fecero quel “Radical kitsch”, disco del lontano 1998 che convinse molte coscienze, tra le quali la mia, ad aggrapparsi ancora più saldamente al bancone del bar.
Tanto più ora che ĆØ tornato anche Tarick1, qui però più che mai Andrea Calcagno, al basso ( andate sul sito della Marsiglia Records per sentire i suoi nuovi lavori elettronici come Paffuti). Quindi, gente che non ha vergogna di nulla fortunatamente ( sentire per credere āPolluzioni notturne” su “Iononsono” ), e che penso non ambisca al successo planetario, ma che continua a fare dischi bellissimi. Ciò che più mi affascina della loro weltanschaung ĆØ il giocare con parole e canzoni, legandole in un gioco di specchi e rifrazioni veramente notevole. Ma perchĆØ devo sparare queste stronzate quando potete prendervi il cd, o digital download da moderni bambini, e riscontrare personalmente ciò che dico ? Qui c’ĆØ una giocosa disillusione, un tentativo di non prendersi sul serio, di giocare con cose serie, e di essere seri nel faceto. Vi ĆØ l’amore per quella porcona di Lea Pericoli,Ā Wimbledon, c’ĆØ la maledizone che ti porti dentro, Maledetta ĆØ un manifesto che potrebbe calzare a tutti, il Regno dei no sono gli effetti collaterali della paternitĆ .
Insomma dopo “Iononsonoā e “Dovessi mai svegliarmiā due grandissimi dischi,Ā gli ep āQuando arriva la gente si sente meglioā ( forse il loro apice più alto prima di questo disco), āIl pellegrino dalle braccia d’inchiostroā ed āExtended playā, i Numero 6 azzeccano quasi tutto, Bitossi soprattutto ĆØ da dieci, continuano ad essere un gruppo totalmente unico all’interno del panorama musicale italiano. Come faccio a parlare di emozioni profonde? Se sono stato confuso, mi scuso, mi sentivo come capitan Signorini in mezzo all’area, guerriero e inadeguato.











