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Recensione : The Queen Is Dead Volume 181 – Dune Aurora, Kuonis Kuolematon, Nine Inch Nails tribute

Dune Aurora, Kuonis Kuolematon, Nine Inch Nails tribute: puntata densa di rumore, si parte con lo stoner fuzz rock delle Dune Aurora, il death doom metal di altissimo livello dei Kaunis Kuolematon e grandissimi gruppi stoner, psych e sludge che reinterpretano alla loro maniera i Nine Inche Nails.

Puntata densa di rumore, si parte con lo stoner fuzz rock delle Dune Aurora, il death doom metal di altissimo livello dei Kaunis Kuolematon e grandissimi gruppi stoner, psych e sludge che reinterpretano alla loro maniera i Nine Inche Nails.

DUNE AURORA

Il trio femminile torinese Dune Aurora pubblica il suo terzo album “Ice age desert” su Octopus Rising. Il trio formato da Ginny Wagon alla chitarra e batteria, Roberta Finiguerra ala basso e cori, Serena Bodratto batteria e cori, ha un suono particolare e molto ben bilanciato fra potenza, distorsione e melodia. “Ice age desert” ĆØ un disco che propone molte cose, un suono che ĆØ la gioia di chi ama lo stoner desertico e il fuzz rock a tinte psichedeliche.

Con pochi elementi sonori, molto talento e una chiara visione musicale il gruppo produce un disco molto solido, equilibrato e sempre propositivo, le onde sonore crescono con il proseguire delle canzoni, ogni traccia ĆØ un potenziale singolo, anche se il disco deve essere gustato nella sua forma globale.

Ci sono accelerazioni, decelerazioni, momenti di profonda meditazione come altri di luce improvvisa come in “Trapdoor”, che ĆØ una delle tracce manifesto delle Dune Aurora, che ci mostrano cosa riescano a fare con le melodie e con la potenza, tutto in una canzone. Lungo tutto il disco aleggia molto forte anche lo spirito del grunge, quella sensibilitĆ  sonora che ĆØ difficile sa spiegare, ma che molti ottimi gruppi come le Dune Aurora riescono a sviluppare al meglio integrandolo con altre aree musicali.

Il disco ĆØ godibilissimo da ascoltare e supera di gran lunga tantissime altre uscite affini, e ascoltandolo capirete il perchĆ©, ogni pezzo ĆØ una sorpresa e non c’ĆØ mai nulla di scontato o di giĆ  sentito, Il respiro di questo disco ĆØ molto ampio e di grande portata, e la sua grande ampiezza consiglia un approccio calmo, sentite tutto più volte e riuscirete a cogliere le tantissime perle di questo disco.


KAUNIS KUOLEMATON

La Finlandia ĆØ un paese che ha tantissime peculiaritĆ , sia fisiche che spirituali, e una di queste ĆØ il fatto che il metal sia in pratica il genere musicale nazionale. Il metal nella terra dei laghi ĆØ apprezzato in tantissime forme, dal power all’heavy, passando per il folk o altro. E proprio nella categoria altro trovano spazio i Kaunis Kuolematon, gruppo che dal 2012 fonde insieme doom metal e death metal con un cantato nella loro lingua madre, con grandissimi risultati. “Kun Valo Minussa Kuoli” per Noble Demon ĆØ il loro quinto disco sulla lunga distanza, e ha in sĆ© tutte le caratteristiche che hanno reso noto l’ensemble finnico.

I Kaunis Kuolematon riescono nella non facile impresa di fondere assieme il doom metal e il death metal in una maniera assolutamente originale, tutto ciò si può ascoltare nel singolo”Merta”, dove ci sono tutti gli elementi del loro suono, dall’elettronica usata in maniera molto adeguata e senza mai strafare, al doom e alla sfuriate death, quasi black.

I nostri hanno un tocco particolare, che pone l’ascoltatore in una sorta di estasi, un limbo paradisiaco dove la malinconica si sublima e diventa altro, dove la sofferenza umana ĆØ tangibile e diventa arte, quel soffio creatore che ci rende sopportabile la vita. “Kun Valo Minussa Kuoli” ĆØ un disco di assoluta bellezza, quella bellezza tremenda che nasce dalla vista dell’abisso che c’ĆØ dentro e fuori di noi, quando la negativitĆ  smette di essere tale e fa nascere altro, tutto ciò ĆØ qui rappresentato da un suono che ĆØ una boccata di ossigeno.

Ci sono momenti meravigliosi in questo lavoro, ad esempio “Rauniot” ĆØ come viaggiare in alto nel cielo fra le nuvole, dove l’ossigeno muta forma, per poi ricadere sulla terra e riprendere il viaggio mutati. Il suono in alcuni momenti assume anche un afflato epico, di vera maestositĆ  e tutte le composizioni sono estremamente ben curate. Un disco che conferma questo gruppo come uno dei migliori nel suo ambito, e anche fuori dal loro ambito musicale, musica che cattura, emoziona e tanto altro.

THE DOWNWARD SPIRAL (REDUX)

Unire l’universo dei Nine Inch Nails con la potenza e l’ampiezza sonora dello stoner, sludge e musica pesante era qualcosa che ancora non si era fatto, e qui lo si fa al massimo livello, con il nuovo episodio della serie redux della Magnetic Eye Records. Il principio che sta alla base della serie redux della Music | Magnetic Eye Records ĆØ quello di far risuonare un disco famoso o i brani migliori di un gruppo ad una schiera di eccezionali bands dello spettro della musica pesane, dal metal allo sludge, dallo stoner allo psych.

Di solito i risultati sono eccezionali, basti solo prendere quelli dedicati ai Jethro Tull e ai Soundgarden solo per citarne alcuni, ma con il rifacimento di ā€œThe downward spiralā€ dei Nine Inch Nails si ĆØ raggiunto davvero un qualcosa di straordinario. Il secondo disco del gruppo di Trent Reznor ĆØ il disco maledetto per eccellenza, inciso nella casa al 10050 di Cielo Drive a Los Angeles, mura che hanno visto il massacro di Sharon Tate e dei suoi amici da parte della Manson Family nel 1969, e che verrĆ  poi demolita poco dopo la fine delle registrazioni del disco.

Questa opera dannata tratta di sessualitĆ  repressa, rabbia, frustrazione, sessualitĆ  animalesca, della mancanza di controllo, della mancanza di umanitĆ , un disco che ti sputa in facci e ti prende a calci, un’opera eccelsa e di merda al contempo, un suono e parole che ti mette a disagio facendoti raggiungere l’orgasmo sonoro, i contrari dentro i doppi. E tutto questo che era nell’opera dei Nine Inch Nails viene colto benissimo e sviluppato ulteriormente dai gruppi presenti nel rifacimento del disco, gruppi di ottima qualitĆ  che riescono in una grande impresa.

Black Tusk, Dreadnought qui eccezionali con un rifacimento di ā€œThe becomingā€ che ti apre il terzo occhio, Iah. Thief, Grin, Daevar, Htsob, John Freyre con Stella Soleil, Jhon Cxnnor feat. Hexa, Abrams, Author & Punisher che rifĆ  ā€œReptileā€ addirittura meglio, Palehorse Palerider e i Between The Buried And Me. Tutti i gruppi reinterpretano secondo le loro frequenze musicali i pezzi di Reznor e soci, dando nuovi colori a paranoie ed incubi delle strade e delle tenebre americane, maledizioni degli antenati che diventano vivide e le facciamo nostre, superando le nefandezze della stagione dell’amore.

Questa reinterpretazione redux amplia i confini di un disco immenso e che ha messo in musica la corporeitĆ  dei pensieri che ci ballano quotidianamente in testa e che non abbiamo nemmeno il coraggio di affrontare, perchĆ© siamo noi ma non gli vogliamo vedere, forse l’episodio più riuscito della serie redux della Magnetic Eye Records.

BEST OF NINE INCH NAILS (REDUX)

Si prosegue con il ā€œBest of Nine Inch Nails (redux)ā€ sempre come serie redux di cui sopra. Qui si prendono le tracce più famose dei Nine Inch Nails, a parte quelle da ā€œThe downward spiralā€ che ha un redux tutto suo che abbiamo trattato qui sopra, e le si fanno reinterpretare a gruppi come i magnifici Thou che spaccano lo stereo con ā€œSuckā€, dove i Nirvana incontrano Trent Reznor. Gli altri gruppi sono Snakemother, Blue Heron, Grayceon, The Ocean, Evi Vine, Nonexistent Night, The Moth Gatherer, Chrome Ghost, Marissa Nadler, Bees Made Honey, Orbiter, Bleakheart.

Qui i confini sonori sono molto ampi, stoner, psych, grunge, metal ed elettronica, sembra che Trent Reznor abbia scritto magnifica musica anche per i gruppi di questi generi e sottogeneri. La meraviglia sonora riempe le orecchie di chi ascolta queste tracce, prodotte da gruppi che hanno un’ispirazione immanente al loro interno, e una grandissima creativitĆ  sonora che si sposa benissimo con le trame sonore e psichiche dei Nine Inch Nails.

Ci sono momenti di assoluta perfezione sonora, perchĆ© si incontrano da una parte uno dei più grandi gruppi americani e sottolineo americani di tutti i tempi, e dall’altra una serie di gruppi meravigliosi, basti ascoltare il primo minuto di ā€œSomething i could never haveā€ dei Bleakheart, estasi pura, nel senso che Reznor intendeva con la sua musica. Un incontro perfetto di sangue, aria, nuvole, liquidi corporei, paranoie e meraviglie.

 

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