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Recensione : GINO and the GOONS – s/t

Come avrebbero suonato i Ramones se, invece di Joey Ramone, al microfono ci fosse stato Johnny Thunders? E’ la domanda che, diverse volte, si è posto chi vi scrive, mentre ascoltava il nuovo (e sesto complessivo) album, omonimo, degli statunitensi Gino and the Goons – uscito quest’anno su Slovenly Recordings – perché è esattamente l’incastro che le sonorità di questo disco hanno evocato nella sua fantasia.

Gino Bambino, re (o reietto?) del budget rock, dalla Florida con furore – e oggi di stanza in South Carolina – torna con la sua band (attiva dal 2007, la cui missione è far sudare, ridere e ballare il pubblico e intrattenerlo con un rock ‘n’ roll rumoroso e in bassa fedeltà, rifacendosi allo spirito dei gruppi dei Fifties, Sixties e Seventies) a deliziare i timpani degli appassionati di R’N’R con un nuovo Lp (che arriva a sei anni di distanza dai precedenti “Off the rails” e “Do the get around“, e a uno dallo split Ep pubblicato insieme agli High Heels) che trasuda punk ‘n’ roll Ramonesiano fino al midollo, tenuto su con lo sputo da vocals che si richiamano fortemente all’influenza dell’ex New York Dolls e Heartbreakers John Anthony Genzale.

Il frontman e chitarrista – coadiuvato da “George” al basso e “Jeff Lee” alla batteria e backing vocals – torna a ruggire col suo ensemble (fresco, tra l’altro, di uno split Ep realizzato insieme ai Chinese Junk) con mister Crypt Records Tim Warren al mastering, e il trittico iniziale “Dance of the Goons“, “Deep down” e “My guitar almost killed me” è di quelli che stendono l’ascoltatore, con bordate soniche di solido punk rock che si ricollegano alla succitata commistione newyorchese Fast Four/Thunders (evidente anche in “Not tonight“). Tutto il full length viaggia su quella lunghezza d’onda, rallentando solo un po’ la marcia in alcuni episodi (il rifferama di “Outta my mind” rende più luridi lidi vicini ai B.R.M.C.) senza perdere mordente (“Motorcycle boots“) per poi tornare spavaldo (“Another dimension” con le sue atmosfere proto-punk alla Dictators) e chiudere le danze col power pop anfetaminizzato di “Shinin’ bright“.

Gino and the Goons” è un disco ideale da far suonare a una festa (o almeno, rientra perfettamente nella categoria “Records to ruin any party“) tra ritmi martellanti e ganci melodici a profusione, energia primitiva per un rock ‘n’ roll senza fronzoli, che nulla inventa, ma di cui c’è ancora bisogno, oggi, per tramandare alle nuove generazioni il ricordo dei bei tempi lerci che furono, e portare avanti una attitudine DIY e una certa idea di fare musica senza troppe pretese, concepita solo per divertirsi e fare più casino possibile. Do the Goons dance!

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