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Recensione : Infinight – Apex Predator

Il nuovo lavoro contiene più di un'ora (sinceramente troppa) di power tedesco, con qualche accenno all'U.S. metal, le canzoni alternano classici brani tirati ad altri cadenzati dove una leggera nebbiolina oscura rende il mood drammatico.

Infinight – Apex Predator

Il power metal, dopo i fasti che a cavallo del millennio portarono (specialmente in Europa) al successo un nugolo di band con a a capo Gamma Ray e Grave Digger (sul versante tedesco) e Stratovarius su quello scandinavo, è tornato ahimè nell’underground.

Le uscite ottime a livello di qualità non mancano, ma è indubbio che, complice qualche passo falso dei gruppi storici e lo sguardo dei fans rivolto alle opere symphonic/power/gothic, hanno fatto perdere interesse verso chi il genere lo suona duro e puro.
Il power di scuola tedesca, uno dei generi che ha regalato più soddisfazioni al mondo metallico, è qui suonato dagli Infinight, attivi da quasi quindici anni e con una discografia che vede il gruppo al terzo full length, dopo il primo vaggito di ormai una decina di anni fa( Sea of Knowledge 2005) e Like Puppets del 2011, intervallati da due ep, il tutto rigorosamente autoprodotto.
Una band per fans accaniti del genere gli Infinight, che nel corso della carriera si sono tolti qualche soddisfazione in sede live, accompagnando on stage Blind Guardian e Children Of Bodom e partecipando ad un Wacken Open Air.
Il nuovo lavoro contiene più di un’ora  (sinceramente troppa) di power tedesco, con qualche accenno all’U.S. metal, le canzoni alternano classici brani tirati ad altri cadenzati dove una leggera nebbiolina oscura rende il mood drammatico.
Non ci sono picchi in questo lavoro, il gruppo suona con il pilota automatico e alla lunga un po’ di stanchezza nell’ascolto esce inevitabilmente.
Chorus e strutture semplicissime, qualche brano che riesce nell’intento di destare interesse, ed una calma piatta a livello emozionale che poi è il difetto più grosso di Apex Predator.
Infatti il problema è che la band, pur suonando bene, non riesce risvegliare l’interesse dell’ascoltatore, le semi ballad, che non sono poche nel disco, sembrano fotocopie l’una dell’altra, ed il vocalist canta allo stesso modo, sia nei brani veloci che in quelli dove, con un pochino di personalità in più, avrebbe reso la proposta sicuramente più sentita.
Si salvano la titletrack, classico brano palla lunga e pedalare, la cadenzata ma potente Enforcer (The Fire Deep Inside), la melodica e varia The Hundred Thousand Kingdoms, per il resto i difetti espressi e la lunga durata (trentacinque minuti avrebbero espresso meglio le potenzialità dehli Infinight) lasciano questo lavoro nelle mani e nelle orecchie dei soli amanti del genere, alla prossima.

TRACKLIST
1. Apex Predator
2. Creator Created
3. Enforcer (The Fire Deep Inside)
4. As Time Goes By
5. Masks
6. Council of Fools
7. Everdown
8. Electrolita
9. The Hundred Thousand Kingdoms
10. Beyond the Apex
11. Conquer Your Heart

LINE-UP
Kai Schmidt – Bass
Hendrik “Harry” Reimann – Drums
Dominique Raber – Guitars
Marco Grewenig – Guitars
Martin Klein – Vocals

INFINIGHT – Facebook

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