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Recensione : Bloody Hammers – Under Satan’s Sun

Album da ascoltare tutto d'un fiato nel quale la differenza viene fatta dalla geniale capacità dei Bloody Hammers di creare atmosfere oniriche e acide con una disinvoltura disarmante

Bloody Hammers – Under Satan’s Sun

Tornano i doomsters americani Bloody Hammers neanche un anno dopo il capolavoro “Spiritual Relics”, che mi aveva folgorato al punto di finire dritto dentro la mia personale playlist.

Invero non tutti avevano apprezzato il lavoro della band del fenomenale sciamano Anders Manga ma, nel frattempo i Bloody Hammers hanno lasciato la buona Soulseller per approdare alla più rinomata Napalm Records, segno che il sottoscritto, insieme ad altri scribacchini, aveva visto giusto sul valore del precedente album.
Il nuovo lavoro non delude le aspettative, a cominciare dalla copertina, dal geniale tocco kitsch settantiano che rende in confronto Quentin Tarantino il numero uno del cinema futurista, uno stupendo manifesto che ricorda i film horror a cavallo tra gli anni sessanta/settanta, tra i capolavori targati Hammer e le pellicole dei maestri italiani.
Ma quello che più importa è la musica ed allora sappiate che i nostri non spostano di un millimetro le loro coordinate musicali e ci consegnano un altro album stupendo, pregno di sonorità seventies, infarcite da più di uno sguardo al doom/dark dei Type 0 Negative e, se vogliamo trovare qualche accenno di novità, direi che il tiro risulta più sabbatiano rispetto a “Spiritual Relics”; qua e là spuntano accenni stoner e la presenza dell’Hammond della splendida strega Devallia è meno accentuato rispetto alle song del precedente lavoro.
Under Satan’s Sun è l’ipotetica colonna sonora di un film su Salem’s Lot, un invito a danzare tra i falò in un gigantesco sabba, per invitare il nero signore alla festa, ammaliato dalle affascinanti danze di sensuali e malefiche meretrici.
In tutto questo delirio orgiastico il sacerdote Anders, fantastico cantore di scenari horror, trasporta l’ignaro ascoltatore alla demoniaca perdizione, iniettandogli dosi massicce di stonate e robuste atmosfere che lo portano in un viaggio tra i Tiamat più intimisti (non solo, chi si ricorda i Lucyfire, progetto dark di Johan Edlund?) e neanche troppo velate reminescenze southern.
Album da ascoltare tutto d’un fiato, con una serie di brani a mio parere uno più bello dell’altro chee meriterebbero ciascuno una menzione, ma quello che fa la differenza, ancora una volta, è la geniale capacità del gruppo di creare atmosfere oniriche e acide con una disinvoltura disarmante che proietta i Bloody Hammers l’olimpo delle band dedite a queste sonorita’.
Un altro capolavoro!

Tracklist:
1. The Town That Dreaded Sundown
2. Spearfinger
3. Death Does Us Part
4. The Moon-Eyed People
5. Second Coming
6. Welcome to the Horror Show
7. Under Satan’s Sun
8. Dead Man’s Shadow on the Wall
9. The Last Alarm
10. Necromancer

Line-up:
Curse – Drums
Zoltan – Guitars
Devallia – Organ
Anders Manga – Vocals, Bass
Mendoza – Drums

BLOODY HAMMERS – Facebook

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