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Recensione : Tylerdurdan

Tylerdurdan esplora la rabbia e la rivendicazione sociale in "Secondo", il suo terzo album che sfida il sistema con un conscious rap potente.

tylerdurdan

Non confondere il messaggio con il medium: tylerdurdan ci dimostra che per fare conscious rap conta la rabbia che si ha

 

“Secondo” è il terzo album di Raffaele Annunziata, aka tylerdurdan*, producer e musicista della provincia napoletana,  marketer e fondatore di Seed Media Agency. 

 

Un progetto nato dall’idea di gridare, su una sequenza di beat e sonorità squisitamente old-school cari alla golden era dell’hip-hop italiano dei Sangue Misto e Alien Army, quello che forse un po’ tutt* proiettiamo nell’ascolto musicale: rabbia, stanchezza e rivendicazione sociale. 

 

E forse il Tyler Durden dei nostri giorni è proprio questo, la voce smorzata delle nostre coscienze che cerca di emergere dal trambusto della performance quotidiana, sotto forma di inconscio collettivo. 

 

10 tracce, titoli semplici e barre che ci sputano in faccia cosa significa crescere e diventare scomodi alla modernità plastificata della retorica capitalistica, con l’ausilio di quella stessa tecnologia che ha creato il sistema di regole in cui viviamo. 

 

In un contesto dominato da un uso massificato dell’Intelligenza Artificiale, il monito è: “non confondere il messaggio con il medium”, come scrive lo stesso tylerdurdan*, usa gli stessi mezzi che hanno creato confini, barriere e cornici stringenti, per distruggerli e ricostruire una narrazione nuova e oppositiva allo status quo. 

 

Nel disco è presente un grido di solidarietà ai nostri fratelli e sorelle palestinesi, contenuto nella traccia “abbastanza”, perché neanche un esercito può abbattere un’idea. 

 

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