Il ventaglio dei festival musicali mondiali cambia costantemente, pressoché ogni anno. Moltissimi eventi nascono, alcuni si ridimensionano, altri scompaiono. In questo contesto, raggiungere il quindicesimo anno di attività rappresenta già un traguardo degno di nota. Se poi ci si arriva come il Primavera Sound, con quindici line-up in costante crescita di numeri e di successo, un compleanno del genere diventa un successo da celebrare con orgoglio.
Dal 2011, il festival barcellonese ha cambiato location all’interno della città, attratto migliaia di fan da tutto il pianeta, e si è persino sdoppiato nella sua versione portoghese dell’Optimus Primavera Sound. Ma nonostante i tanti cambiamenti, l’idea di fondo dei padri fondatori Abel Suarez e Alfonso Lanza è rimasta la stessa: cucire la programmazione addosso ai fans, ragionando da spettatori piuttosto che da meri imprenditori. Un po’ il principio fondante del All Tomorrow’s Parties, festival inglese che al Primavera offre una importante partnership curando la programmazione del palco appunto chiamato ATP. Tanti sono i generi musicali proposti, dall’indie pop al country, metal, hardcore, house, techno, folk, punk, fino all’ hip hop e al jazz. Se lo spazio maggiore è riservato agli artisti che hanno pubblicato un album nell’ultimo anno solare, non mancano comunque le reunion storiche che attirano ogni anno nuove fette di pubblico.
L’aspetto più peculiare del festival è la partecipazione attiva di tutta la città, che per una settimana diventa il salotto buono della migliore musica al mondo. Come dice appunto Alfonso Lanza, “sappiamo che non stiamo solo vendendo un festival, ma anche la città di Barcellona”.
Molti sono, infatti gli eventi collaterali gratuiti che si svolgono per tutto il mese di maggio al di fuori del Parc del Forum, chiamati Primavera a la Ciutat, che l’anno scorso hanno portato un’affluenza di 22.500 persone. Fondamentale è stata la scelta di non avere un campeggio all’interno del festival, in qualche modo “aprendo” l’evento alla cittadinanza barcellonese e creando un festival urbano. Alcuni importanti dati, a tal proposito, si evincono da uno studio condotto dall’azienda internazionale leader nella consulenza strategica Dentsu Aegis: i barcellonesi intervistati affermano che il Primavera Sound promuove l’immagine di Barcellona come città di cultura, e sono fieri del fatto che la città ospiti un evento con queste caratteristiche. Il Primavera Sound agisce come elemento propulsivo per l’economia grazie principalmente alla sua forte attrattiva per il turismo e alla sua capacità di creare impiego. Le spese vive del pubblico raggiungono infatti quasi 40 milioni di euro, e oltre a queste cifre ci sono da contare anche le spese generate fuori dal festival, come il trasporto, i ristoranti, le attività culturali e gli acquisti nei negozi in giro per la città.
Ritornando alla programmazione musicale, lunghissima è la serie di artisti che alla fine del mese di Maggio calcheranno i palchi del Forum. I nomi dal richiamo maggiore sono gli americani Black Keys, The Strokes e Patti Smith, i britannici Belle and Sebastian e Alt-J, e le reunion di band di culto come Sleater-Kinney, Ride e The Replacements. Accanto a loro, presenteranno i loro lavori più recenti Panda Bear, Sun Kil Moon, James Blake, Ariel Pink, Perfume Genius, Ought, Death From Above 1979. I consigli di In Your Eyes Zine, ancora una volta presente per documentare lo svolgimento del festival, sono il produttore inglese Jon Hopkins, la follia degli eclettici Unknown Mortal Orchestra, Ariel Pink e Dan Deacon, il post-punk dei canadesi Viet Cong, la psichedelia pop dei Foxygen, la violenza sonora di Electric Wizards, Sunn O))) e Health, l’emocore dei leggendari American Football e dei giovani The Hoteliers.
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