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Live Report Fuzztones 2011 Roma

Live Report Fuzztones 2011 Roma: Al quinto concerto dei Fuzztones della mia vita non posso dire di non sapere cosa mi aspetta. Da qualche anno a quest...

Al quinto concerto dei Fuzztones della mia vita non posso dire di non sapere cosa mi aspetta.

Da qualche anno a questa parte, quasi sempre in questo periodo, si tratta di un appuntamento fisso, cui non voglio e non posso rinunciare. E’ comunque grande l’emozione, specie quando, entrando nel bagno delle ragazze, mi ritrovo davanti, accompagnato dal fido batterista, il dio del Fuzz in persona, il Caveman per eccellenza, che si incammina, occhiali neri e collana di ossa, verso il palco, scortato da uno stuolo di cagnette adoranti un pò avanti con gli anni fino al palco, mentre i musicisti sono già pronti, strumenti al collo, per intonare quella che riconosco dalle prime note come “You must be a witch”, dei Lollipop Shoppe, pietra miliare direi di un certo garage rock, e sono già brividi. Seguono un altro paio di covers che però non sortiscono l’effetto di scaldare il pubblico come dovrebbero.

fuzztones live roma 2011

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Siamo infatti in pochi a ballare al cospetto di Sua Magnificenza Rudi “Action” Protrudi e del suo manipolo di creature tenebrose, oltre le prime due tre file immobilità e contemplazione passiva regnano sovrane, addirittura qualcuno ci rimprovera pregandoci di agitarci di meno, (non è la prima volta che mi soffermo sulle peculiarità del pubblico romano che ama, ribadisco, presenziare più di ogni altra cosa, anche più del divertimento stesso), poco importa perchè nel frattempo parte “Ward 81”, la mia preferita in assoluto dei Fuzztones, per il testo, e l’intro misterioso, cadenzato, che viene da lontano, e – Gotta flip a switch, pull out the stitches- e le mie mani salgono alle tempie, – Yeah, Administer the medicine – –to my heart- corrente elettrica che sale d’intensità, piano, e deflagra in una scossa da milioni di volt, attraverso invisibili elettrodi, prima di passare a una sfilza di pezzi dell’ultimo album, “Preaching to Perverted” del 2010, che suona insolito ai fan storici dei Fuzztones abituati alle sapientissime rivisitazioni dei Nostri, giacchè si tratta di un disco interamente composto da inediti, sarà forse merito dell’influsso innovativo apportato dalla “Fox on the Vox” Lana Loveland, che ondeggia sinuosa, dietro la tastiera, mentre l’arabescata “My Black Cloud” si srotola lasciando il posto a “This Game called Girl” e “LSD”, per poi riproporre qualcosa dello storico “In Heat”, tra cui il pezzo omonimo, per stupirmi con una cover di “Sorcerer” di Jefferson Lee, che sinceramente non mi aspettavo.

fuzztones live roma 2011

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Rudi, stasera particolarmente loquace, si aggira sul palco come un lupo, strabuzzando gli occhi azzurrissimi, sprigionando libido, brandisce il manico della Phantom IV bianca e nera come fosse uno scettro fallico, masturba il microfono, inginocchiato, tutto luccicante di sudore, a proscenio, ammiccando alle cagnette stagionate di cui sopra che ci credono, oh se ci credono, ci battezza tutti con della birra sprizzata da una lattina masturbata anch’essa in precedenza, il bassista se la ride ostentando pose per i numerosi scatti, il chitarrista oscilla, occhi socchiusi come in trance, la volpe organista è sempre più inguainata nella sua tutina paisley, e il batterista -non chiedo molto altro a uno che ha avuto l’immenso onore di far parte della band di Link Wray – picchia le pelli con precisa veemenza. E’ il momento delle presentazioni, che come di rito, avvengono durante l’esecuzione di “She’s wicked”, un altro dei miei amuleti sonori, prima del finto ultimo pezzo, e dei finti saluti che come da cliche, preludono a un veloce cambio di t-shirt e la ri-uscita in scena per un doppio bis, fortunatamente acclamato dal pubblico che per un attimo tradisce il suo aplombe. E’ la volta dei Sonics, “Strichnine e “Cinderella” al fulmicotone, as usual, per terminare con “Jack the Ripper” à-la Screaming Lord Sutch, giusto per citare un altro rocker dimenticato il cui spettro aleggia sulle nostre teste arruffate evocato dal necromante del garage-punk.

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