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Edgar Morin – Maggio ’68. La Breccia (cortina, 2018)

Edgar Morin - Maggio '68. La Breccia (cortina, 2018): Qualche mese fa vi ho parlato di quanto il pensiero filosofico ed epistemologico di Edgar Morin fosse profondo. Di quant...

Qualche mese fa vi ho parlato di quanto il pensiero filosofico ed epistemologico di Edgar Morin fosse profondo. Di quanto la sua analisi sulla conoscenza e sulla ignoranza fosse attuale e allo stesso tempo coerente con la tradizione. In questo Maggio ’68. La breccia, emerge invece un altro aspetto dell’autore francese, altrettanto interessante: quello del sociologo che passa al setaccio un importante evento storico e ne mette in luce gli snodi fondamentali.

In occasione dei cinquant’anni da quel maggio del 1968 che ha visto emergere una serie di movimenti rivoluzionari, giovanili e operai insieme, Cortina raccoglie quattro articoli che mostrano quale sia stata la posta in gioco durante quei giorni e cosa vi รจ rimasto a distanza di anni. Infatti, mentre i primi due articoli sono stati scritti durante il maggio stesso, e pubblicati su Le Monde, il terzo uscรฌ nel maggio del 1978 e il quarto nel 1986 sulla rivista Pouvoirs.

Il punto di vista di Morin รจ fortemente condizionato da ciรฒ che รจ avvenuto in Francia. Le occupazioni delle Universitร  di Nanterre e della Sorbona sono le prime dichiarazioni d’intenti del movimento. Nel primo articolo Morin scrive che “l’universitร  รจ contemporaneamente il bastione piรน forte della societร  borghese (forma i quadri) e il suo anello piรน debole, perchรฉ in essa gli studenti sono la maggioranza e possono diffondervi lo spirito rivoluzionario”. รˆ chiaro quindi perchรฉ la rivoluzione poteva e doveva partire da lรฌ per poi, eventualmente, diffondersi nelle fabbriche, nella politica e nella societร .

A chi parla perรฒ semplicemente di rivoluzione, nel senso di scardinamento della societร  e ribaltamento del potere, Morin oppone un’altra visione. Questa รจ da ricercarsi nel sottotitolo eloquente del libro: la breccia. I movimenti del maggio ’68, almeno in Francia, non hanno costituito il sovvertimento della societร , un colpo di stato o il diffondersi del comunismo, ma hanno semplicemente avvertito il mondo di quello che sarebbe potuto accadere; hanno dimostrato che gli strumenti per portare al ribaltamento ci sono, che “la breccia” nel sottosuolo della comunitร  รจ ormai aperta, e “la diga” puรฒ crollare da un momento all’altro.

Il maggio del 1968 si esaurisce nel giro di un mese. Quando a distanza di dieci anni Morin tornerร  a parlarne, lo farร  con un tono forse polemico, quasi deluso. “Alla principale domanda: ‘Quale fu l’effetto piรน importante del maggio ’68?’, si puรฒ rispondere: “Fu innanzitutto la cancellazione e la rimozione del maggio ’68”. Le ideologie hanno tagliato, ritagliato, tagliuzzato l’evento a loro somiglianza. Tutto รจ rientrato nell’ordine leninista, nell’ordine maoista, nell’ordine dei partiti, nell’ordine delle istituzioni, nell’ordine borghese”. Ma ciรฒ non รจ bastato a ripristinare i vecchi valori, non totalmente, almeno. Non รจ cambiato nulla, afferma, eppure tutto รจ cambiato. La breccia รจ ancora aperta.

Nell’ultimo contributo, Morin smussa ancora di piรน le sue idee. Puรฒ farlo grazie a una maggiore distanza da quegli eventi. Descrive il maggio ’68 come un movimento di rottura, ma allo stesso tempo lento, che ha avuto bisogno di anni prima di effettuare un reale cambiamento nei costumi e nei valori, al di lร  di tutte le ideologie, al di lร  della destra e della sinistra.

Quella del filosofo e sociologo francese รจ un’analisi impeccabile, pochi dubbi a riguardo. Resta solo da chiedersi, e oggi? Cosa rimane di quel mese di speranza e contraddizioni? Lascio rispondere a lui.

“Oggi, il maggio ’68 esce dalla memoria, dall’immaginario, dalla sfera mitica e diventa storia, con la continuazione di una polemica sorda tra coloro che si ostinano a pensare che il maggio ’68 non abbia niente di rivoluzionario e abbia permesso l’adattamento alla nostra societร  e coloro che pensano che abbia invece avuto importanza per la liberazione nei costumi, e io mi colloco tra questi”.

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