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Recensione : Granelli Di Sale Selvaggi Band

I Selvaggi Band riaprono la porta smarrita del Folk Italiano

Granelli Di Sale Selvaggi Band

C’era una volta la canzone popolare italiana che affondava le sue origini in vecchie ballate, talvolta direttamente di origine Medievale, e che col tempo si era fatta vettore per trasmettere alle nuove generazioni la storia, ma soprattutto la lingua – ovvero il dialetto – della provincia o regione.

Negli anni ’90 questo genere prese il nome di Folk Italiano, trovando in molte band – come i Modena City Ramblers, ma anche in Davide Van de Sfroos, alcuni dei suoi massimi esponenti. Si iniziò a giocare anche molto sul discorso delle contaminazioni, variando da melodie più celtiche e nordiche, ad altre più mediterranee o talvolta anche balcaniche (non mancarono tuttavia le esagerazioni, e furono proprio queste a far declinare gradualmente l’interesse verso il genere). “Granelli di Sale”, il uovo album dei Selvaggi Band è tutto meno che una esagerazione. Si tratta infatti di un album ben dosato, dove il dialetto e le sonorità che spaziano dalla Lombardia all’Irlanda vengono accostate con capacità, dalle classiche ballate ai ritmi più lenti ed introspettivi. La cosa che colpisce del disco, tra le altre cose, sono le storie che riempiono le tredici tracce che variano da situazioni più leggere come le tipiche storie di paese, viste che spaziano tra i paesaggi montani ed i loro sentieri, a viaggi più introspettivi dentro vite di persone realmente esistite come “Puntalmana”, dedicata allo scomparso poeta partigiano Massimo “Mahem” Pintossi.

Non mancano nemmeno pezzi con testi di maggior impatto simbolico e metaforico, come ad esempio “Il cane con gli stivali”, che ricorda abbastanza un certo modo di scrivere del grande De Andrè in “Coda di lupo”, ma anche il già citato Van de Sfroos. Non si tratta però di emulazione o copia, ma di un linguaggio simile, che per come l’ho inteso io cerca di descrivere il mondo partendo dal punto di vista del paesano, di chi ancora vive la sua esistenza più tra la natura che la città, e che ancora, con giusta distanza e coinvolgimento, riesce a cogliere con maggior razionalità molta della pazzia e delle stramberie che la vita frenetica di oggi cerca di imporci, con i suoi strani personaggi che molto ricordano streghe, stregoni e giocolieri.

Di certo non passa inosservata nemmeno la traccia alla quale si rifà maggiormente il titolo del disco “Per un pugno di sale” – nella quale abbiamo l’onore di ascoltare anche la collaborazione di Stefano “Cisco” Bellotti, una delle due voci storiche dei Modena City Ramblers: la ciliegina su una torta che di suo era già più che gustosa e ricca. Ricca di spontaneità, ritmo, equilibrio e freschezza. Dopo un lungo oblio infatti, il Folk Italiano sembra riuscire a fare di nuovo capolino regalandoci nuove band e nuovi dischi da ascoltare.

“Granelli di sale” quindi è un album da ascoltare con attenzione, come leggeremmo un libro di storie su villaggi e paesi che non conosciamo; dai nomi sconosciuti e poco famigliari, eppure che nella loro apparente semplicità raccontano anche un po’ di noi, e del nostro viaggio quotidiano tra i sentieri della vita, le sue gioie e le sue sofferenze, grandi o piccole che siano.

Track List
1- Cento Cartucce
2- Francesco
3- Lo Chiamavano Jimi
4- El turnidur
5- Terra
6- Fomega l’tributo
7- Pagherès
8- Puntalmana
9- Per un pugno di sale
10- Il cane con gli stivali
11- Bala e tambala
12- Il sentiero dei fiori
13- A piedi nudi

Etichetta Label
Arrangiato e prodotto da Selvaggi band e Michele Coratella

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