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Recensione : Casa Degli Specchi – Putin

Un qualcosa che mi meraviglia sempre e mi fa vedere il mondo per quello che è: un enorme equivoco.

Per me è il disco dell’anno, d’altronde sono certamente questioni importanti che vanno dibattute all’interno di illuminati cenacoli musicali alla luce delle nostre grandi culture musicali.

Io non riesco a smettere di sentire questo disco, come non riesco a smettere di vedere quanta merda produco quando vado al cesso.
Dovreste rilassarvi e stare sereni ma Matteo Renzi è Waterloo.
La produzione dei beats è davvero ottima e le liriche beh.
Roggy Luciano è incredibile, svaligia gli alcolici nei discount come Maradona saltava gli inglesi in Messico. Il Capitano è sempre il Capitano. Janeosa è il mio rapper preferito.
Però dovrei aprire una birra, aprire il mio cuore al puro espressionismo.
Partiamo dal fatto che da quando ho abbandonato la cultura mi è sembrato più conveniente abbracciare il credo della Casa Degli Specchi, almeno credo.
Poi c’è Putin che è l’espressione della moderna democrazia russa. Eh beh.
C’è più comprensione del fenomeno Putin dentro a questo disco che in cento quaderni di Limes ( tra l’altro che palle Limes ).
Daniela Santanchè sarebbe un’ottima nutrice. Sti cazzi.
Imperia impera. Che poi lo swag e l’eroina sono stati portati dal Kgb in Italia.
E’ espressionismo, è situazionismo, è empirismo distillato dalla dicotomia tra Dmax e Real Time.
Le liriche sono assurde ? Ha più senso dare parola a Gasparri ?
O vedere film di Vincent Gallo ?
Come si può descrivere un disco che va ben oltre essere un disco o le solite intenzioni di un gruppo che fa musica?
Chi fa musica di solito lo fa per sentirsi quanto è bravo o per dare ste cazzo di emozioni alla gente. La Casa Degli Specchi è un caleidoscopio di situazioni autorigeneranti e poco benestanti, rap dal basso che vuole stare in basso.
Io li reputo il più grande gruppo che sta dentro al mio riproduttore mp3. E penso che li lascerò lì per sempre.
Il problema è che Priebke avesse l’avvocato.
La storia di Vladimir Vladimirovic Putin raccontata da un barista (il finale magiaro) è un capolavoro, come tutto il disco però forse lì c’è qualcosa di più, la Riviera che fa male, e solo chi ci sta può sapere quanto faccia male.
Gli intarsi di Paolo Carisma sono gioie epidermiche.
E poi c’è anche un canto d’amore per Cuperlo, scovatelo. Cuperlo, non il canto.
Un qualcosa che mi meraviglia sempre e mi fa vedere il mondo per quello che è : un enorme equivoco.
Magari sono l’unico a cui piace. Allora mi mando a fare in culo da solo.
Auditività in free download.

Tracklist:
1. Paolo Carisma vvedeniye
2. Vacanze rumene a.k.a. Ma quanta allegria in questa cucina del sottosuolo di Timisoara!
3. Il ballo della tisana, tanto caro a Stalin
4. Bufera sulla ninna nanna di Daniela Santanchè in Cecenia
5. Scatenata in Estonia (Moana Pozzi era una spia del K.G.B.)
6. Papa Wojtyla sembrava un artista della transavanguardia polacca che c’è rimasto sotto con la ketamina
7. Kino pravda n. 3 la Lituania si ritira
8. Kino pravda n. 19 prossima fermata Sergej Ivanov
9. Mosca! Mosca! Mosca! La Russia punta i missili contro il TomTom
10. Il mio grosso grasso matrimonio ucraino
11. Leningrado (cover)
12. La storia di Vladimir Vladimirovic Putin raccontata da un barista (il finale magiaro)
13. Paolo Carisma epilog

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