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Recensione : Bill Callahan – YTI⅃AƎЯ

Con Bill Callahan ho rapporti occasionali e intermittenti. Ci sono periodi in cui ne ho un estremo bisogno e altri in cui semplicemente lo osservo passare. Nulla di personale, sono gli alti e bassi del rapporto col folk di chi è cresciuto con l’elettricità e il rumore.

cover Bill Callahan - YTI⅃AƎЯ

Bill Callahan – YTI⅃AƎЯ

Con Bill Callahan ho rapporti occasionali e intermittenti. Ci sono periodi in cui ne ho un estremo bisogno e altri in cui semplicemente lo osservo passare. Nulla di personale, sono gli alti e bassi del rapporto col folk di chi è cresciuto con l’elettricità e il rumore. Questo per fortuna era l’anno buono, perché il nostro Bill, con YTI⅃AƎЯ, ha tirato fuori un piccolo capolavoro. Leggo quel titolo e mi viene da pensare al disco – se avete voglia di leggere gli sproloqui e i voli pindarici di un pazzo – come a un improbabile compagno acustico di Cave World dei Viagra Boys: la rappresentazione – l’una sinuosa ed enigmatica, l’altra plastica e dritta nei denti – di un mondo che va alla rovescia (Two million years of data / Humans still in mode beta, canta Callahan in Natural Information, su un tappeto sonoro curiosamente allegro e ballabile).

 

Chi avrà voglia di immergersi in questa realtà che corre al contrario, vi troverà una rinnovata cura negli arrangiamenti, un innalzamento dei livelli del volume, un abbassamento spesso percettibile dei livelli di intimità e un lavoro di insieme che fa sembrare il disco l’opera corale di un gruppo piuttosto che quella di un solista. Del detto gruppo fanno parte il fido Matt Kinsey alla chitarra elettrica, Emmett Kelly (che conosciamo come membro della Ty Segall Freedom Band) al basso, Sarah Ann Phillips all’organo e al piano e il grande Jim White alla batteria, ai quali si aggiungono occasionalmente – ma apportando grande valore – Carl Smith al clarinetto e Mike St. Clair e Derek Phelps alle trombe.

 

Una banda che pare affiatata e che contribuisce a creare una trama avvolgente attorno alla bella voce baritona del buon Bill, una trama a volte spessa e fitta (Naked Souls), altre volte più sfilacciata o persino sperimentale (Lily, Planets). Un coro di strumenti che si presta bene a far da servizio a un disco che è composto da ballate, come era lecito aspettarsi, ma anche da pezzi desertici (Bowevil), urgenti e persino nervosi (Partition), che vanno a comporre un quadro niente affatto armonico ma proprio per questo incredibilmente affascinante.

 

Tracklist:

1. First Bird
2. Everyway
3. Bowevil
4. Partition
5. Lily
6. Naked Souls
7. Coyotes
8. Drainface
9. Natural Information
10. The Horse
11. Planets
12. Last One at the Party

 

Bill Callahan
Drag City

 

Bill Callahan – YTI⅃AƎЯ (Drag City, 2022)

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