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Recensione : Dollaro D’onore – Il Lungo Addio

I tempi si dilatano, si parte da un’ambientazione western per arrivare molto più lontano, ad un prog di chiara derivazione italiana molto influenzato dalle tastiere che sono davvero suonate bene, e sono incastonate ancora meglio all’interno del loro suono.

I Dollaro D’Onore sono nati nel 2012 come una cover band delle colonne sonore dei grandi compositori italiani come Micalizzi, Morricone ed altri, dedicate agli spaghetti western.

Per tre anni sono stati una cover band, poi dal 2015 hanno cominciato ad incidere pezzi loro, ed il livello è ulteriormente salito.

Il gruppo toscano ha inventato una maniera molto personale ed originale sia nelle reinterpretazione di brani cinematografici, sia nella composizione di brani propri. Non sarebbe sbagliato parlare di prog western, perché nelle loro composizioni c’è un’atmosfera certamente tipica della bravura dei mastri italiani nel comporre colonne sonore western, e di loro ci mettono un’incredibile atmosfera musicale, I tempi si dilatano, si parte da un’ambientazione western per arrivare molto più lontano, ad un prog di chiara derivazione italiana molto influenzato dalle tastiere che sono davvero suonate bene, e sono incastonate ancora meglio all’interno del loro suono.

Il disco è davvero vario e colpisce per la profondità, perché uno si aspetterebbe un qualcosa di diverso, e che sarebbe anche più comodo per il gruppo.

Ed invece i Dollaro D’Onore tirano fuori dal cilindro un’ottima prova piena di musica come se fosse un’orchestra ed infatti loro si auto definiscono tali. Nel solco dei Calibro 35 si parte dalle covers per giungere ad un risultato molto originale e piacevole, Il lungo addio è da esplorare tutto, come se fosse una bella prateria dove correre a perdifiato. Gruppi di valore non possono limitarsi solo a rielaborare canzoni d’altri, pur facendolo in maniera molto buona, ma cercano in maniera naturale una propria via, che in questo caso è di alta qualità.

Nella loro opera i Dollaro D’ Onore sono stati aiutati dalla produzione artistica di Marco Carnesecchi, e dalla masterizzazione di Giovanni Vergari, già con Muse, Calibro 35 e Capossela.

L’orizzonte è musicale è ancora vasto per fortuna.

TRACKLIST
1 E lo chiamarono Giustizia
2 Il lungo addio
3 Il mucchio selvaggio
4 Duello al camposanto
5 L’estasi dell’oro
6 I giorni dell’ira
7 The buried gun (feat Simone Salvatori)
8 Un’oncia di piombo nel cuore
9 C’era una volta il west
10 La mano sinistra del diavolo (in memory of Bud Spencer)

LINE-UP
IL MONCO: Guitars
SENTENZA: Keyboards
CHEYENNE: Bass
CACOPOULOS: Drums
EL INDIO: Trumpet

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