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Recensione : Thy Majestie – Shihuangdi

Un disco che cresce ad ogni ascolto perpetuando l’ormai consolidata tradizione del power prog sinfonico italiano che, senza voler fare dello sciovinismo ad ogni costo, in questo momento storico sta proponendo produzioni all’altezza, se non addirittura superiori, a quelle scandinave e mitteleuropee.

Thy Majestie – Shihuangdi

Aspettarsi al giorno d’oggi chissà quali novità da una metal band significa probabilmente partire prevenuti, a maggior ragione se la band in questione si muove all’interno di un genere dai confini piuttosto definiti come il power; del resto che lo si contamini con il prog, che lo si utilizzi per dare spazio a velleità epico-sinfoniche o lo si irrobustisca spingendosi fino ai confini con il thrash, sempre power metal resta.

Ciò che interessa di più, alla fine, è la qualità dei contenuti, la perizia tecnica dei musicisti coinvolti e la capacità di creare una raccolta di brani che restino ben impressi nella mente di chi li ascolta: tutte queste caratteristiche si ritrovano in questa nuova fatica discografica dei palermitani Thy Majestie.
La band è sulle scene da ormai oltre un decennio e con ShiHuangDi giunge al quinto full-length, che arriva dopo una lunga serie di avvicendamenti in formazione, soprattutto nel ruolo di cantante, attualmente ricoperto dall’ottimo Alessio Taormina.
Tenendo fede a una tendenza già emersa nei precedenti lavori, i nostri danno vita ad un concept storico incentrato sulla figura del primo imperatore della Cina unita, Qin Shi Huang ma, nonostante il tema trattato possa far presupporre il contrario, i passaggi dal sapore orientaleggiante sono centellinati con una certa parsimonia nel corso del disco e, in fin dei conti, tale scelta appare del tutto condivisibile
Molto meglio dunque ascoltare brani tradizionali ma di rara efficacia come Seven Reigns, in assoluto una delle tracce migliori nelle quali mi sia imbattuto di recente in ambito power, Under The Same Sky con le sue parti corali, quel concentrato di epicità sinfonica rappresentato da Farewell e End Of The Days impreziosita dalla presenza di un ospite illustre come Fabio Lione.
Ma questi sono solo i picchi qualitativi che emergono in un contesto complessivo di livello assoluto, dove ciascun musicista fa la sua parte in maniera encomiabile: oltre al già citato Alessio alla voce, spicca una base ritmica di rara precisione come quella formata da Claudio Diprima alle pelli e Dario D’Alessandro al basso, le tastiere di Giuseppe Carrubba tessono trame sonore di grande eleganza senza strabordare e Simone Campione, meno sacrificato rispetto a quanto accadutogli con una band dal sound “keyboard-oriented” come gli Holy Knights, riesce a dare pienamente sfogo alle proprie indubbie qualità di chitarrista.
Un disco che cresce ad ogni ascolto perpetuando l’ormai consolidata tradizione del power prog sinfonico italiano che, senza voler fare dello sciovinismo ad ogni costo, in questo momento storico sta proponendo produzioni all’altezza, se non addirittura superiori, a quelle scandinave e mitteleuropee.

Tracklist :
1. Zhongguo
2. Seven Reigns
3. Harbinger of a New Dawn
4. Siblings of Tian
5. Walls of the Emperor
6. Under the Same Sky
7. Farewell
8. Huanghun
9. Ephemeral
10. End of the Days
11. Requiem

Line-up :
Claudio Diprima – Drums
Dario D’Alessandro – Bass
Simone Campione – Guitars
Giuseppe Carrubba – Keyboards
Alessio Taormina – Vocals

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